Il problema è che le cose bisogna saperle raccontare. Soprattutto quando parli dei problemi di un Paese. Qualcuno ci ha provato con la retorica e facendo di tutta l’erba un fascio (“In Italia“, di Fabri Fibra), altri ci hanno messo l’ironia e la testa e l’effetto è ben diverso.
“Vieni a ballare in Puglia“, di Caparezza, secondo singolo estratto dall’album “Le dimensioni del mio caos” è un cazzotto nei denti. Perchè prima l’ascolti, fai un sorriso e pensi a quanto è ironico questo qua. Poi la riascolti, magari col testo davanti e capisci che non è ironico per niente. E che quando dice “Vieni a ballare in Puglia” non si riferisce solo al senso letterale del termine.
Una denuncia sulla situazione del lavoro nella sua regione, alla quale contribuisce anche Al Bano, con un cameo ed una partecipazione al video. Un brano duro eppure bellissimo, che mette in piazza impietose le due facce della Puglia, quella che si mette la maschera per i turisti e quella vera, che guarda ogni giorno chi da quelle parti ci vive.
Troppo catastrofista? Forse. Ma se vi andate a leggere il testo vi rendete conto che di canzoni così c’è sempre bisogno. Il resto è una bella taranta che non puoi stare fermo, in puro stile Caparezza. Michele Salvemini da Bari davvero non è più quello dei tempi di Mikimix e quel Sanremo del 1997 quando cantava di sonnellini e pisolini sembra lontano anni luce.
Ah dimenticavo, nel finale si sente un sample di “Nel Sole” di Al Bano, precisamente il pezzo in cui canta “e nel sole io verò da te”. Dopo tre minuti passati a discorrere di un paese dove ci si ammazza con poco, è una scelta di una ironia tagliente e allo stesso tempo un grido di speranza. O forse no, è solo un altro cazzotto in faccia. Di seguito, il brano. Meditate gente, come diceva Renzo Arbore nello spot della birra.
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