Certo che a sentire le sue produzioni, si capisce come all’Eurofestival, un festival prevalentemente della canzone pop, Patricia Kaas sarà una specie di marziano catapultato all’improvviso. Un pò come successe a Sebastien Tellier l’anno scorso.
Ma la Francia, che tanto non vince da una vita (e non è che si strappi i capelli per questo) e non deve preoccuparsi di centrare la finale perchè c’è già di diritto, può permettersi anche gente del genere.
Quello che trovate sopra è “La dérniere fois”, estratto dall’album “Kabaret” e NON E’ il brano dell’Eurofestival, che deve ancora essere scelto. Qui trovate invece “Tu ne télephonera pas”, cantato con la band russa Uma2rman, qui invece “S’il fallait le faire”, sempre da “Kabaret”. Qui c’è “Il me dit que je suis belle“, qui infine “Mon Mec à Moi”
Facciamo due conti? Venticinque anni di carriera quest’anno (e di anni ne ha appena 44), trenta milioni di dischi venduti in giro per il mondo, svariati tour mondiali, vari Golden Europe come miglior artista donna dell’anno. Onore al merito, perchè accetta di mettersi in gioco, rischiando anche di arrivare ultima (alla Francia ultimamente non va molto bene…).
E dire che quelli nostri, di big della musica, non vanno nemmeno a Sanremo. Non dico in quello “con le eliminazioni” di Bonolis, ma nemmeno a quello “nazionalpopolare” di Baudo, dove dopo il decimo posto sono tutti alla pari per evitare “l’onta” del fondo classifica.
E quest’anno ci vanno. Si, ma per “raccomandare” amici e parenti. E pagati profumatamente. Senza rischiare di mettersi in gara. Patricia Kaas invece ha definito “un grande onore” rappresentare la Francia all’Eurofestival. Per non parlare di Israele, che schiererà la grande Noa. Meditate gente, meditate.
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