9 novembre 1989, cade il muro di Berlino. La canzone “profetica” degli Scorpions

Giornata speciale oggi. Per tutto il mondo. Perchè oggi è il 9 novembre 2009. Vent’anni fa infatti, dopo una serie di disordini pubblici e dopo che in agosto era stata smantellata la cortina di ferro, venne decisoda Egon Krenz, nuovo leader della Germania Orientale che i berlinesi dell’est avrebbero potuto attraversare il confine, passando così all’Ovest, con appositi permessi.

Era l’inizio della rinificazione tedesca, con l’implicito ok di Gunther Schabowski, ministro per la propaganda della DDR, che alla risposta di un cronista dell’Ansa sul quando sarebbe stato possibile compiere il grande passo rispose: “Per accontentare i nostri alleati, è stata presa la decisione di aprire i posti di blocco. (…) Se sono stato informato correttamente quest’ordine diventa efficace immediatamente“.

Migliaia di tedeschi dell’est si riversarono all’ovest forzando i Check Point. Dall’altra parte li accolsero con fiumi di birra gratis. La riunificazione di Berlino fu celebrata con il concerto di Roger Waters dei Pink Floyd che eseguì dal vivo “The Wall“. Giorni dopo, il muro fu abbattuto fisicamente dai tedeschi, che ne conservano ancora oggi i pezzi come souvenir. Pochi mesi dopo, viene ufficialmente sancita anche la riunificazione delle due Germanie.

Vogliamo celebrare questo giorno con una canzone diventata simbolo della caduta del muro: “Wind of change“. Il gruppo tedesco degli Scorpions la scrisse nel 1989, di ritorno da una viaggio da Mosca. Pochi mesi prima della caduta del muro. La canzone, oggi, risulta quasi profetica.  “Era come se il mondo stesse cambiando davanti ai nostri occhi – dicono gli Scorpions ad una intervista ad Euronews –  Tornando a casa, nel settembre del 1989, le emozioni erano così forti, e quello che abbiamo visto tra il 1988 a Leningrado e il 1989 a Mosca era un sentimento forte di speranza nel fatto che il mondo sarebbe cambiato per il meglio”. Il testo del brano lo trovate in questo link.

Pubblicità

La Oreja de Van Gogh ricantano i loro successi con l’orchestra di Bratislava (con un pezzo in basco)

Hanno cambiato cantante a partire dal disco scorso, sostituendo l’uscente Amaia Montero con Leire Martinez e adesso ci riprovano, sull’onda del successo de “A las 5 en el Astoria”. I baschi La Oreja de Van Gogh hanno lanciato il loro nuovo lavoro “Nuestra casa a la izquierda del tiempo”.

Non un disco di brani nuovi, ma una riesecuzione di vecchi successi (degli album precedenti, quelli cantati da Amaia Montero) riarrangiati e suonati con l’Orchestra sinfonica di Bratislava. E naturalmente cantati da Leire. In alto trovate la nuova versione di “Cuentame al oido“, che era nel primo album “Dile al sol”.

Qui invece trovate un omaggio alla loro terra e alla loro città San Sebastian con il canto tradizionale “Loa Loa”, appunto in lingua basca. Da “El viaje de Copperpot” ecco invece “La playa“. la bellissima “20 de enero”, è invece tratto da “Lo que te conté mientra te hacia la dormida“.

Ancora, in sequenza, ecco le nuove versioni di “Muneca de trapo“, “Rosas“, la molto armonica “Soledad“, la dolcissima “Deseos de cosas imposibles“. E ancora “Jueves“, dedicato alle vittime dell’attentato di Madrid, dall’ultimo album, riadattata con un grandissimo arrangiamento orchestrale, “Paris”, “Puedes contar conmigo“.

Altro brano già cantato nella prima versione da Leire è El ultimo vals“, primo singolo del precedente lavoro, davvero riarrangiata in maniera straordinaria, con il quasi azzeramento della base ritmica, l’aggiunta dei cori e pianoforte e violini come strumenti base. Grosso capolavoro. Per tutti quelli che parlano male dei talent show: la voce di Leire Martinez è straordinaria. Bene, lei è un prodotto del locale Operazione Trionfo.