Ha ragione quando canta che le radio non lo passeranno mai. Ma se “Yuppi Yu” comincerà a girare per la rete, rischia di diventare un ciclone. Il pezzo è il singolo che accompagna “E vissero felici e Verrienti“, giovane cantautore salentino (di Casarano, per la precisione). Otto brani scritti e pensati insieme al fratello Carlo, prodotti da una piccola etichetta indipendente.
Trasognato e reale, poeta e pagliaccio, divertente e serio. Verrienti si definisce così. Di sicuro, scorrendo il testo del singolo di lancio, il sistema musica ne esce con le ossa rotte. Ce n’è per tutti. A cominciare da popolari presentatori con velleità da talent scout musicali (“Faremo a meno di Pippo Baudo perchè non ha superato il collaudo”), per passare al prodotto musicale come è inteso oggi: (“ Ormai la musica è quasi morta, tu guarda i dischi li fanno tutti e poi nessuno se li compra più. E non mi importa di chi è la colpa, ma la musica è quasi morta”). Segue stoccatina:” E se Sanremo non lo guardiamo è anche colpa dei figli dei Pooh“. Con riferimento ad X factor (qui non siamo d’accordo del tutto), ma anche, probabilmente, ai figli d’arte in questione ed alle loro performance musicali.
L’attacco finale è ad un talent show in particolare: “E non mi importa se mi va storta, io mi rigioco tutta un’altra volta, potrei cantare sotot la doccia, ma non vado da Maria a perdere la faccia“. Ne esce un ritratto ironico e crudo della nostra musica “alla frutta”, ancorata a sicure verità utilizzate come scuse buone per ogni occasione (“Non si vende più come una volta“). Per fare rumore, questo pezzo ne farà sicuro. Vedremo se qualcuno gli risponderà.
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