Visto che l’argomento ha fatto molto discutere, pubblichiamo in questa sede l’articolo di Flymark a sostegno della partecipazione di Rapahel Gualazzi in rappresentanza dell’Italia all’Eurovision Song Contest 2011 di Maggio. Grazie a King Luchas, sul cui blog KL Kingdom è stato pubblicato questo articolo, che ci ha concesso di riprenderlo. E naturalmente grazie anche a Flymark.
di Flymark
1) Perché… torniamo!!! Sarebbe sufficiente questo! Ormai sono passati quasi due mesi dall’ufficializzazione della notizia e forse si è affievolita la coscienza di quanto sia straordinario questo ritorno, dopo un’assenza che sembrava dovesse durare ancora a lungo. È la cosa più importante, esserci di nuovo: in futuro, nella speranza che la nostra presenza diventi prassi, potranno starci tutti i necessari aggiustamenti del caso, visto che in Rai sembra che l’impreparazione in materia sia ancora dilagante.
2) È una scelta di qualità, quella di Gualazzi. Che non vuol dire che debba piacere per forza: a me il pop-jazz non fa impazzire, credo che il suo successo a Sanremo (Avion Travel, Cammariere…) dipenda da una saltuarietà che gli permette di apparire come “proposta alta” a prescindere. Bisogna riconoscere, comunque, che il pezzo è interessante e, nonostante il genere, risulta immediato e accattivante.
3) Metà del giudizio spetta alle giurie. Che, ok, non si capisce bene come siano composte e se siano competenti. Ma è difficile ignorare completamente un brano come questo che si discosta dalla norma. Il Sanremo appena concluso docet.
4) L’altra metà è nelle mani del pubblico (che, se Sanremo docet… avrebbe fatto fuori Gualazzi subito!). Non potremo contare tanto sugli emigrati italiani all’estero, che ormai sono di “vecchia generazione” a differenza di albanesi, turchi, romeni o ucraini, e nei quali l’amor di patria non è più sufficiente per investire soldini nel televoto. Ma l’interesse intorno al ritorno italiano è forte: all’estero probabilmente si aspettavano ben altro, e l’effetto a caldo sembra quello di una generale delusione. Ciò nonostante l’“effetto bentornati” rimane e questa canzone, pur apparentemente lontana dai classici canoni italiani, non lo è per l’attenzione alla melodia e per l’originalità che sempre ci distingue.
5) Lo stesso Gualazzi, per il suo aspetto e il suo look da gigante buono, estraneo allo standard del “cantante ggiovane di oggi”, non passerà inosservato e sicuramente si ritaglierà un suo spazio in un minestrone un po’ monogusto sul piano dell’immagine come quello eurovisivo.
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