
Quarta serata del Festival di Sanremo che vede rientrare dalla finestra, come previsto, Gigi D’Alessio con la Bertè e Pierdavide Carone con Lucio Dalla, mandando a casa Irene Fornaciari e i Marlene Kuntz (che chissà perchè hanno fatto già cantare con Samuel dei Subsonica, con cui avrebbero dovuto esibirsi domani: perchè loro si e gli altri tre no?).
L’inutile passerella “Viva l’Italia nel mondo”, il cui verdetto è stato proclamato dalla sala stampa dell’Ariston (premiando proprio il gruppo cuneese, fra l’altro) risparmiandoci un televoto si è conclusa solo alle 0.33, relegando la riesecuzione in versione breve dei brani degli Artisti al ripescaggio (che invece è stata televotata), praticamente a ridosso del Consorzio Nettuno. Ieri l’una e venti, oggi ben oltre. Sembrano tornati i festival chilometrici di Aragozzini degli anni ’90.
Serata ricca di “perle”. Morandi nel presentare gli Artisti ai ripescaggi: “ecco i….provvisori: Carone e Dalla, D’Alessio e Bertè, Marlene E Kuntz”. Morandi alla Pellegrini: “Sei di Verona, vero? (la Pellegrini è di Venezia)”. Papaleo alla Pellegrini: “Sei una grandissima….(pausa)…artista”. Morandi a Mads Langer: “Sei un compositore…C’e una tua canzone, You’re not alone”. Peccato sia la cover di un successo degli Olive del 1986. E ancora: “Because, the night, scritta insieme a Bruce Sprint (Springsteeen…)”
CHIARA CIVELLO-SHAGGY- “Io che non vivo”- Era da tempo che non si sentiva una roba così brutta. L’ultima volta che è venuto a Sanremo, Shaggy si presentò in sala stampa con una canna offrendola a Zaccagnini del Messaggero. Stavolta le aveva finite.
SAMUELE BERSANI-GORAN BREGOVIC – “Romagna mia”. Morandi scambia Goran Bregovic con Goran Kuzminac. Come scambiare Lionel Messi con Angelo Palombo. Bregovic con la mano sinistra, come sempre quando lo coinvolgono nei concorsi musicali. Bersani appena sufficiente. Il fatto che Bregovic ci omaggi con la versione spagnola di “Ovo Je Balkan”, brano scritto per Milan Stankovic e l’Eurofestival 2010, non salva la prestazione mediocre.
NINA ZILLI-SKYE – “Quando quando quando”– Due che sanno cantare. E molto bene. Nina Zilli canta in inglese bene come in italiano. Ecco, è un peccato che si debba fare una scelta “televisiva” per provare a restare anche l’anno prossimo. Perchè lei all’Eurovision starebbe benissimo. Miss eleganza. Qualsiasi cosa indossi le sta benissimo.
EMMA- GARY GO – “Il Paradiso della vita” – Gary Go fa lo sforzo di cantare anche in italiano. E lo fa anche dignitosamente. Lo sforzo va premiato. Poi sono due bravi, la cosa è ben fatta. Nulla per cui strapparsi i capelli, intendiamoci, ma dopo lo scempio dell’inizio, pare il Premio Tenco.
MATIA BAZAR -AL JARREAU – Parla più piano– Al Jarreau ha vinto tre Grammy. Qui ha preferito limitarsi al minimo sindacale. Meglio nella versione solista. I Matia Bazar fanno la loro onesta parte, come sempre. La loro bravura non è in discussione, del resto.
ARISA-JOSE’ FELICIANO- Che sarà- Massima stima per l’artista Josè Feliciano. Fa sempre la sua parte con grande dignità e chitarra in mano è senza rivali. Arisa è ormai sdoganata come interprete di grande classe e canta qualsiasi cosa con precisione giapponese, ma anche mettendoci l’anima. Grandissimo finale che mette in risalto la sua voce. Due bravi. In una serata scarsa ci vuole, per ritirarci su.
FRANCESCO RENGA-SERGIO DALMA – Il mondo- Sergio Dalma duetta sul singolo del suo ultimo album di cover italiane, “Sergio Dalma II”, attualmente ai primi posti delle charts spagnole, arrangiato da Peppe Vessicchio, che lo dirige sul palco. Una scelta assolutamente casuale… Renga più Dalma, due specialisti dell’interpretazione. Lisci come l’olio, ci mancherebbe.
PIERDAVIDE CARONE, LUCIO DALLA, MADS LANGER – Anema e core – Pure Mads Langer si sforza di cantare anche in italiano. Gli viene meno bene rispetto a Gary Go, ma si apprezza la dedizione alla causa. Due artisti medi accompagnati da un big. Ne esce una cosa media, ma del resto Carone deve pensare a come rientrare in gara.
IRENE FORNACIARI, KERRY ELLIS E BRIAN MAY – Uno dei tanti– Kelly Ellis prova a dare lezioni di canto a Irene Fornaciari ma lei si difende bene. Brian May è sempre lui. Chitarre distorte a tutto andare. Ne esce una bella versione rock, su un pezzo del 1961 non è niente male. Applausi a scena aperta. Meritatissimi. Sui duetti Irene Fornaciari raramente sbaglia.
MARLENE KUNTZ E PATTI SMITH – Impressioni di settembre – Il gruppo l’ha già cantata in italiano. Perfetta fusione di voci fra Cristiano Godano e la grande artista americana, vanno sul velluto. Poi lei canta per la miliardesima volta “Because the night”. La gente applaude. Meritatamente.
GIGI D’ALESSIO, LOREDANA BERTE’ E MACY GRAY – Almeno tu nell’universo – Avere la principessa del blues (soprattutto: pagarla salata) e farle cantare un classico italiano, sia pur bellissimo, è come avere in squadra Maradona e schierarlo terzino. Brave le due donne, D’Alessio molto meno. Poi cantano un brano di D’Alessio tradotto in inglese da Macy Gray, perchè D’Alessio deve fare un pò di cassetta.
EUGENIO FINARDI, NOA, GIL DOR E I SOLIS STRING QUARTET- Torna a surriento- Anche il brano in questione è casualmente scelto fra quelli dell’ultimo album dell’artista israeliana “Noa sings Napoli”, tutte cover napoletane. Bene la parte in napoletano cantata da Noa, la cui voce è sempre affascinante. La versione rock di Finardi è lievemente irritante.
DOLCENERA – PROFESSOR GREEN – Vita spericolata- Vasco Rossi perdoni Dolcenera e Professor Green per lo scempio e si accontenti di prendere le royalties. Il duetto è sul livello di quello che sta girando adesso nelle radio “Read all about it”. Cioè parecchio basso. Poi appunto, ce lo propinano, per la promozione d’obbligo e non è un piacere per le orecchie.
NOEMI- SARAH JANE MORRIS- Amarsi un pò– Anche la Morris ci prova con l’italiano, apprezzabile il tentativo. Due grandi voci non falliscono e danno vita ad un bel duetto, molto caldo e grintoso. Ottimo abbinamento, soprattutto Noemi regge bene il confronto, che non è poco.
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