I testi di Sanremo 2013/3 – La vita, le società e tutto il resto

 Sanremo 2013Religione, amore…e tutto il resto. I testi del Sanremo numero 63, che parte domani, sono anche l’occasione per parlare di tante questioni che stanno a cuore agli interpreti. Per esempio, c’è l’amore paterno come in  “Come l’acqua dentro il mare” (voto 6) dei Modà: “La vita ci consegnare le chiavi di una porta/E prati versi sopra i quali camminare/Puoi correre o fermarti/Puoi scegliere tra i frutti /Quali cogliere o lasciare maturare “Vietato abbandonare il sogno di volare(…) E sappi che  tra il male e il bene/ Alla fine vince il bene”. La fiera dell’ovvio, ma è una ninna nanna per la figlia Gioia.

Per l’impegno sociale ci sono gli Almamegretta, che cantano la Pomigliano che vuole tornare quella d’un tempo in Mamma non lo sa (voto 8): “Mamma non lo sa/qui ci costruiranno la città/porteranno tanta civiltà/e progresso in grande quantità (…) siamo avanti e indietro non si va” e poi fanno sogni di libertà in “Onda che vai” (voto 6): “Mentre si staglia contro l’infinito/Questo cielo di stelle e libertà/Sognavamo leoni al tramonto”.E  naturalmente, c’è Daniele Silvestri col suo ironico racconto di una manifestazione politica a Roma (A Bocca chiusa, voto 8.5): “e andremo in strada co’ tutti gli striscioni/a fare come sempre la figura dei fregnoni /a me de questo sai , non me ne importa niente/io oggi canto in mezzo all’altra gente/perché ce credo o forse per decenza /che partecipazione certo è libertà /ma è pure resistenza”

Giochi di parole e con le parole. Come quelli di Paolo Simoni (appunto, “Le Parole”, voto 7.5): “Con le parole “Se avessi detto” o”si poteva evitare”/ con le parole tante volte ti sono venuto a cercare”, e via sciorinando l’uso che si può fare della favella. Idee nuove e altre già sentite, perché nella “Storia impossibile” di Andrea Nardinocchi (voto 5): c’è tanto di già ascoltato a Sanremo: “Vengo io da te  vieni tu da me” era un concetto che cantò già Gigi Sabani al Sanremo 89 ne “La fine del mondo”, per non parlare di “Tu Tu Tu da da da”, che mescola il telefono di Alessandro Canino (“Tu tu tu tu” cuore occupato del 1993) al trottolino amoroso “Du du du da da da” (Vattene Amore, 1991), ma anche volendo il “Turuturururu nella testa che fa tururtuturu punto e basta” di Francesco e Giada (2001).

Ilaria Porceddu riporta il sardo sul palco del festival  (ma solo nel ritornello) esattamente 21 anni dopo “Pitzinnos in sa gherra” dei Tazenda: “In equilibrio” (voto 8) è un canto alla vita con la metafora del circo: “Vendo l’allegria in equilibrio sopra i vostri occhi/gioco e vado via/ e tutti: mamma mia/Vivo sopra un battito di mani”. L’idea  funziona. E se “Mi piacerebbe sapere” di Antonio Maggio (voto  7) si avvia ad essere il tormentone della rassegna: (“Poppopoppoporoporopoppo/mi servirebbe sapere/la strategia per aggirare/ tutte quante le barriere”) alla fine forse aveva ragione il maestro Lelio Luttazzi, il cui inedito postumo “Dr.Jekyll e Mr Hyde” (voto 7.5) è cantato da Simona Molinari e Peter Cincotti: “Ti ho vista ridere davanti a  un’auto dopo un incidente/ ti ho vista piangere  precipitevolissimevolmente (…) Ma tu chi sei? /Tu probabilmente non lo sai,/come non sappiamo pure noi /di esser tutti mezzi matti:/un poco Dottor Jekyll/un poco Mister Hyde”. Su il sipario, allora, che il Festival cominci. Buon Sanremo a Tutti!

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I testi di Sanremo 2013/2 – Ah l’amore, questo folle sentimento che…

Sanremo 2013Secondo giro con i testi di Sanremo.  Non solo canzoni che tirano in ballo la chiesa, la fede e le religioni, ma anche ovviamente tanto amore. Declinato in tutte le salse, è come sempre lui il protagonista vero.  Come Elio, Gazzè si rifà ampiamente con “I tuoi maledettissimi impegni” (voto: 10), dove l’innamorato s’immagina soluzioni per stare vicino alla sua impegnata lei: “Sei tu che mando giù nel petto quando mi getto vino in gola/e più ti respiro, più ti ingoio, più voglio rivederti ancora/Forse c’è una soluzione in più: potrei farti da fermaglio per capelli se per sbaglio ti venisse voglia di tenerli su/ Oppure travestirmi da molecola di vento e accarezzarti impunemente il volto mentre/ Non hai tempo”. E’ il testo più bello della rassegna. Stesso filone dell’ altra canzone di Simone Cristicchi,Mi Manchi” (voto: 7) è un allegro divertissement sul tema della mancanza: “Come manca il mare a un’isola, come a un bottone l’asola” e via dicendo.

Detto nel precedente post di Gualazzi e  Renzo Rubino,  Federico Zampaglione ha dipinto per Chiara Galiazzo tutti i colori della prima volta, perché L’esperienza dell’amore (voto: 9): “ti viene addosso come un treno, non te l’aspetti e hai paura/però non puoi più farne a meno/ è un desiderio che ti afferra, ti sommerge come un’onda (…) indifesa e invulnerabile in un passaggio così importante/perché la vita ti ha chiamata e ti costringe ad essere grande”. Più o meno sulla stessa falsariga le canzoni di Annalisa Scarrone che in “Non so ballare” (voto 7.5) canta di una folgorazione amorosa: “Non so ballare/ma riesco a sentire le farfalle danzare in me (…) Ma che cos’è avere/sei un’idea impossibile/ ma vivi nella mia mente”. Ermal Meta ha scritto di meglio, ma è sicuramente meno scontato del duo Faini-Galbiati che in “Scintille”(voto 7) scrive “Dritto allo stomaco Tu/come un colpo di scena/ Scivola Scivola/Un brivido sulla mia schiena” e anche “Prendimi comprami/con quegli occhi da diamante/ che ora scintillano e il resto ormai non conta niente”. Il testo è banale ma è tutto in rima, non male.

Malika Ayane ci racconterà, per mano di Giuliano Sangiorgi, i suoi tormenti. Amori perduti, assenza, dolore. Una bella ventata d’ottimismo, insomma. In “Niente” (Voto: 6) canta “Ho dei tagli sul viso/ Si, ma io cos’ho? che se sanguino rido / e mi sciolgo un po’/tanto non sento niente / Parlo con te  sempre  anche se tu sei  assente  e quelli non dicono  niente  solo un silenzio  assordante muoio con te sempre “. In “E se poi” (voto: 6) invece canta: “Senza di te ho ancora quella strana voglia di sentirmi sola”. Sangiorgi le ha scritte dopo lunghe telefonate con Malika. Allegria. A proposito di amore straziato, non è da meno il testo di “E’colpa mia” di Maria Nazionale (voto 7). I dubbi dell’amore, nel bel mezzo di un rapporto in crisi: “E mò chello ch’è stat è stat/e mo nun me fa cchiu stu terzo grado”, ma lei lo ama e si assume tutte la reposnabilità  della crisi: “Si, è colpa mia”. Decisamente meglio degli altri due. Paga i suoi errori pure Simona Molinari ne “La felicità” (voto 7.5): “Non ricordo più che sapore ha la felicità/ oh i need you back./Io la mattina mi sveglio stanca/avvolta da una sorta di indolenza /mi vesto, mi spoglio, mi rimetto a letto /io senza te non sarò più la stessa /vorrei tornare indietro, amore, aspetta! /Lo so che ho sbagliato e ti chiedo scusa”. C’è la consapevolezza che è finita, come cantano i Blastema ne “Dietro l’intima ragione” (voto 6): “Steso sul confine, c’è un altro uomo che farà BIG BANG/ e pioggià sarà in me/di fuoco” E poi c’è l’acredine di un rapporto finito nella verbosità fintamente  ricercata de Il Cile ne “Le parole non bastano più” (voto 6): “Sei una Barbie sfregiata da una felicità/parziale e aiutata da flute di champagne/le tue lacrime lisce  arrotate nei bagni di locali alla moda nei quali perdi mutande”. Chiaro cosa pensa di lei no?

E poi c’è l’amore romantico. Quello cantato da Marco Mengoni. Due testi non proprio originali, che viste le firme (Nannini e Pacifico), deludono un po’.  In “Bellissimo” (voto: 6) si racconta il ricordo di un amore in un sogno: “Raccolgo le tracce che ho di te e sarà dolcissimo” ma anche “Ma dove vuoi scappare/Voli via voli via/ Ti prenderò/e allora sarà bellissimo/Nascondo le tracce che ho di te che scorri dentro e mi fai vivere/amerai fortissimo”. Va meglio ne “L’essenziale” (voto 7): “Mentre il mondo cade a pezzi/io compongo nuovi spazi/ e desideri che/appartengono anche a te/che da sempre sei per me l’essenziale”. E se  poi non vi bastasse lo zucchero di Mengoni c’è quello dei Modà: vietato l’ascolto ai diabetici. “Se si potesse non morire” (voto: 4) è un simbolo del neoromanticismo: “Se in un abbraccio si potesse scomparire/E se anche i baci si potessero mangiare/Ci sarebbe un pò più amore e meno fame/E non avremmo neanche il tempo di soffrire” e via dicendo. Retorica a secchiate.

L’amore raccontato con trasporto, come in “Quando non parlo”,  di Maria Nazionale (voto 6): “Guardo le stelle e mi rifletto come fa la luna in mare e il mio cuore lo sta facendo col tuo amore” o con un briciolo di malinconia come ne “Il bisogno di te”, di Daniele Silvestri (voto 8.5): “Ho provato per te/un dolore che ormai / ho capito cos’è/perché ancora di più quando tu te ne vai è il bisogno di te quello che non vorrei” e anche tanta ironia: “Io divido con te/ogni singola idea quando chiami io corro da te che nemmeno Mennea”. E la potenza di un bacio, come canta Irene Ghiotto in “Baciami” (voto 8): “Sassi nelle mie scarpe/le tue piccole paure legano i miei passi/come grappoli di sole/bruciano le suole/ sotto il peso dell’amore/sento la salita/ sulla punta delle dita”. La chiosa danno Marta sui Tubi in “Vorrei”  (voto 8.5):  “Vorrei prenderti le mani e berci dentro e tuffarmi nella tua purezza”, cantano, convinti che “Quando il cuore è convinto, non sbagli mai”.

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I testi di Sanremo 2013/1: Scherza coi… santi

Sanremo 2013Aspettando di sentire le canzoni, il Festival dei testi l’hanno vinto loro. Marta sui Tubi in “Dispari” (voto 9) hanno il verso migliore della rassegna, “Non soffro se mi sento solo, soffro se mi fai sentire dispari”, citano facebook, le finte amicizie preferite ad un amore vero (“Chi ti loda e ti ammira, è il nuovo falso profeta”)  ma come al solito, a giocare con le parole sono soprattutto gli Elii che ne “La canzone mononota”  (voto: 9) gioca sulle variazioni che si possono fare usando soltanto il Do (tranne che una volta) (“Puoi cambiare il ritmo/ puoi cambiare la velocità/ puoi cambiare l’atmosfera/puoi cambiare gli accordi (…) puoi cantarla da solo  puoi cantarla tutti insieme con il coro”): il testo più geniale, non il migliore ma sicuramente quello più fuori dagli schemi, come del resto la canzone.

Di sicuro, sarà un festival laico: sin qui niente di strano, ma sicuramente faranno parecchio discutere testi e versi di alcune canzoni in gara. Il testimone di Geova che bussa alla porta di Max Gazzè (“Sotto casa”: voto 5), è raccontato con ironia, ma anche parecchio dileggio e c’è da scommettere che farà discutere, anche perché più di uno ha allargato gli orizzonti.  Il mondo cattolico potrebbe non prendere  bene “Dannati forever” di Elio e le storie tese (voto: 4), dove  ci si chiede: “Posso smaltire i peccati con il jogging?” ma soprattutto dove vengono tirati in ballo tutti e dieci i comandamenti. Ironia anche qui, certamente, ma a un passo dal cartellino rosso.

E chissà che ne penserà il mondo cattolico de “Non è vero che che c’è il paradiso, il purgatorio e nemmeno l’inverno, sembra più una scuola serale, un corso di aggiornamento” contenuto in “La prima volta (che sono morto)” di Simone Cristicchi (voto: 5), che per la verità, non  brilla nemmeno per originalità, visto che si passeggia con Chaplin, si gioca a scopa con Pertini, c’è il film di Pasolini e il nonno Rinaldo che ha partecipato alla campagna di Russia chiede se hanno cambiato il mondo. Persino Raphael Gualazzi si lascia andare in entrambe le canzoni ad affermazioni pesanti. In “Senza ritegno” (voto: 8) dice ad un certo punto “Ti sparo nelle gambe e divento cristiano” (???) nel bel mezzo di un disprezzo dopo una delusione amorosa: “Ricordati le favole che hai già vissuto, la pace vulnerabile di ogni minuto/ Che vivere e ridere non è abbastanza/Mentre imbianco  l’uomo in nero tu prendi coscienza” ma anche “Qui non si tratta di una libera denigrazione, ma di rendersi partecipi di ogni ragione”. Mentre in “Sai ci basta un sogno” (voto: 7)  dice che per amore “Avrei sfondato le porte ipocrite di un Paradiso”. Testo con arrampicate verbali desuete come “volute velleità” e “Accidia immemore”.

Sarà interessante poi capire a che ora canterà, sui Rai Uno Renzo Rubino: la sua “Il postino (amami uomo)” (voto: 6) , in gara fra i Giovani è fortemente indiziata per andare almeno sul podio: “Amami uomo/ con le mani da uomo e tu e toccami fiero fiero/ con un soffio leggero bello di mammà/ sto macho per papà l’uomo senza curve un donnone sposerà”. Quattro anni fa, l’amore gay al femminile, declinato con assai maggiore delicatezza da Valeria Vaglio passò a mezzanotte e quaranta. Alla fine, il testo più spirituale lo ha scritto Francesco Bianconi, uno che pure  su questo fronte non le manda a dire: “Il futuro che sarà” per Chiara Galiazzo (voto: 8) è una grande preghiera di speranza:Spiegami  il senso, dimmi la verità , Profeta, fammi fumare d’immenso, spiegami il futuro che sarà”, non però  senza un velo di rassegnazione: “Profeta, illudi l’uomo un’altra volta, dimmi che qualcosa cambierà”.

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