Torniamo a parlare di Laleh, la giovane cantante di svedese di origine iraniana che l’anno scorso ha scalato le classifiche nazionali con l’album “Sjung”, trainato dalla bellissima “Some die young“. Sull’onda di quel successo (il brano è entrato in top 10 in patria e ha conquistato la vetta in Norvegia), l’album ha vinto il disco di platino chiudendo primo in patria ed in Norvegia, adesso esce “Colors“.
La canzone, che anticipa l’album omonimo, segna anche il debutto internazionale dell’artista svedese, fresca di firma con la filiale tedesca di una major. E con l’occasione, i suoi brani migliori saranno inclusi in questa nuova produzione insieme a nuovi pezzi. Proprio di recente, in occasione della firma con la major, ha fatto uscire un nuovo video di “Some Die young”, con un video tutto nuovo, destinato al mercato internazionale, del quale qui trovate uno stralcio.
Sempre proseguendo nel filone della musica svedese che poi non è così brutta come qualcuno dice, c’è un’altra cosa che merita più di un ascolto. Lei si chiama Emerentia e ha soltanto 18 anni. Nata ad Umeaa, da due anni vive a Stoccolma, dove ha dato sfogo alla sua passione per la musica e questa deliziosa “Wasting water” rappresenta il suo esordio nel mondo della discografia: farà parte del primo album a cui sta lavorando.
Power ballad di spessore, parole e musica tutte di suo pugno a testimonianza di un talento precoce, la ragazza nonostante la giovane età ha già avuto modo di collaborare con diversi artisti di spessore, su tutti Alexander Rybak, il norvegese di origine bielorussa che nel 2009 ha vinto l’Eurovision Song Contes col brano “Fairytale“. Ha cantato e ballato al suo fianco e proprio al suo fianco e grazie a lui ha anche sviluppato le sue doti di cantautrice. Tenetela d’occhio, merita.
Bisognerebbe spiegarlo a quegli italiani che l’anno scorso scansarono come la peste Loreen, la vincitrice dell’Eurovision Song Contest, non soltanto non dandole nemmeno un punto, ma risultando anche l’unico paese con la Francia ad averla tenuta lontana dalla top 10 (numero 54 dai noi). Lungi dall’esser trash e lontana, la Scandinavia produce (anche) fenomeni e artisti di livello. Alcuni più commerciali, come le Icona Pop o come i tantissimi artisti di cui avevamo parlato, Ola su tutti, altri magari meno.
Se amate l’elettropop, segnatevi i Nonono. In un solo anno (scarso), il trio svedese sta già facendo proseliti e là in alto, dove masticano la musica molto più che in un semplice sito amatoriale (il riferimento è al quotidiano inglese The Guardian, che ha dedicato loro un articolo con tanto di possibilità di ascolto dei brani), li hanno già indicati come il futuro del pop scandinavo. “Pumpin’ blood” è l’ottimo singolo d’esordio. Sound elettronico di ottima fattura.
La band sta lavorando al primo album e va detto che se ci sarà dentro tutto quello che di loro c’è in giro per l’etere, sarà una delizia. “Like the wind” è già uscito nel Regno Unito attraverso una piccola etichetta: lontano dal mainstream ma già tenuto d’occhio dalla critica. Che poi a dirla tutta, la terra d’Albione li influenza molto, visto che Stina Wappling, la loro vocalist, ha trascorso tre anni a Brighton per studiare psicologia e farsi contagiare da un certo sound musicale.
Quanto agli altri due componenti, Tobias ‘Astma’ Jimson e Michel Rockwell, erano nel gruppo di lavoro dei primi brani delle Icona Pop ma è con questo progetto che hanno trovato la loro quadratura del cerchio artistica. Meritano un ascolto (anche più d’uno) pure “Human Being”, “Love” , bell’esempio di elettropop più melodico ma altrettanto gradevole e “Down under“. Non sono ancora famosi in tutto il Continente. Ma la top 10 europea dei singoli più scaricati (per “Pumpin Blood”) è alle porte. Questo è sufficiente per tenerli d’occhio.
Che siano state uno dei fenomeni dell’estate, è indubbio. Anche se da noi sono arrivate come al solito con colpevolissimo ritardo, sempre dopo che l’Europa le aveva già conosciute ed apprezzate. Adesso le Icona Pop, il duo svedese al femminile, si prepara a sbancare le classifiche americane. “I love it“, il singolo d’esordio, ha venduto quasi 4 milioni di copie nel mondo (e 2 milioni negli States, dove hanno conquistato anche la classifica dance) e vinto 13 dischi di platino e adesso ci provano con l’intero album “This is…Icona Pop”, il loro secondo, primo internazionale, già di buon successo in Europa.
Nel frattempo, le due dj lanciano sul mercato anche altri due singoli ovvero “Girlfriend“, che strizza dichiaratamente l’occhio all’amore declinato al femminile e “All night”, dopo che invece era passato sotto silenzio “We got the world“, singolo che in realtà aveva preceduto “I love it”. C’è da dire che l’album vanta firme importanti, fra cui quella di Patrik Berger, coautore anche di “I love it”, già candidato al grammy per “Dancing on my own” di Robyn e degli Stargate, autori e produttori norvegesi che hanno in carnieri successi per Rihanna, Beyoncè, Katy Perry e tanti altri.
Lei è una vera cittadina del mondo. Jaqueline Nakiri Nalubale, in arte solo Jaqee è nata in Uganda ma è cresciuta prima in Svezia, dove ha sviluppato la sua passione per la musica e poi in Germania, dove ora vive e lavora. Merita una segnalazione perchè ad oggi è l’unica artista africana a fare reggae, ska e in generale sound alternativo ad avere notorietà internazionale (in Svezia ha anche sfiorato i Grammis, gli oscar musicali nazionali).
“Drop of water” è un brano di atmosfera, che mescola tanti sound e anticipa il suo secondo album, in uscita a Settembre. Poliglotta (parla sei lingue), coinvolgente nelle sue interpretazioni, dotata anche di una vocalità particolare, Jaqee è lontana dal mainstream eppure meriterebbe a pieno titolo di affacciarvisi. Ascoltate qualche altra sua produzione, come per esempio “Moonshine“, pienamente reggae, o anche “Kookoo Girl”, uscite per una etichetta tedesca, come anche “Dance“. Da tenere d’occhio.
Riecco un’altra che ci piace. E tanto. Veronica Sandra Karin Maggio, in arte solo Veronica Maggio, biondina svedese con padre di Gavorrano, provincia di Grosseto, vera regina del pop svedese. Di lei parliamo spesso, soprattutto perchè è una che fa numeri importanti. E nelle sue produzioni non disdegna citazioni sparse. Da “Satan I Gatan”, che è una espressione di sorpresa svedese, titolo dell’ultimo premiatissimo album, a un pezzo de “La canzone del sole” di Battisti nel ritornello di un suo ultimo successo, in omaggio alla musica che le faceva sentire papà.
E adesso arriva una citazione, anzi una canzone intera, dedicata a “Sergels Torg“, la piazza principale di Stoccolma, che appena uscita è già leader delle charts di download. Solito sound fresco, moderno, lontano dal pop plastificato del suo paese. Un ottimo anticipo dell’album in lavorazione che dovrebbe vedere la luce per fine anno. Quindici dischi di platino in carriera bastano per farne un vero personaggio. Ma se ascoltate le sue cose, capirete che sono meritatissimi.
Lui si chiama Oscar Zia ed ha appena 17 anni, essendo nato nel 1996 e come si intuisce dal cognome, pur essendo nato e cresciuto in Svezia ha origini italiane, per la precisione di Belluno. La Svezia oltre a dargli i natali lo ha cresciuto anche artisticamente, visto che ha preso parte all’edizione 2012 di X Factor e poi anche al talent show Let’s dance, versione locale di Ballando con le stelle, dove ha chiuso secondo.
In attesa del suo primo album sono usciti due singoli interessanti. Il primo si chiama “Fail“, il secondo invece, fresco di ingresso nelle charts si chiama “Without U”. Pop svedese col marchio di fabbrica, un pò meno di plastica del solito, faccia che piace alle ragazzine, un bel futuro davanti. E presto, probabilmente anche una apparizione al Melodifestivalen, il concorso di selezione nazionale per l’Eurovision, dove è stato backing voice per Behrang Miri nel 2012.
Avete presente l’Italia? Si, proprio quel paese che l’anno scorso “rifiutò” come la peste la canzone svedese che vinse l’Eurovision Song Contest, vale a dire “Euphoria” di Loreen, non assegnandole (unico paese) nemmeno un punto e poi ignorando praticamente la canzone che nel frattempo raggiungeva la vetta in 18 paesi vincendo 21 dischi di platino?
Adesso sembra essere tornata ad innamorarsi della Svezia. Alcuni dei maggiori tormentoni radiofonici e successi commerciali di quest’estate vengono proprio da lì. Cominciando da quella “I’m in love” di Ola spuntata dal nulla e ora diventata un fenomeno, con tanto di presenza costante del biondino di Lund ai nostri eventi live e pubblico (femminile) urlante. Passando per “We are young” de Le Kid, buon successo primaverile nelle nostre radio. E che dire di “I love it” delle Icona Pop ft Charly XCX, che da noi è arrivata con colpevole ritardo ma ora sta letteralmente facendo ribaltare dalle sedie?
E prima ancora Lykke Li, arrivata in Italia con due anni di ritardo rispetto al resto d’Europa e spacciata come “novità dell’anno” (come sempre fanno i nostri programmi televisivi e radiofonici) dopo aver conquistato l’Europa. Se poi scendiamo sul piano della dance dura e pura allora la lista è ancora più lunga: Swedish House Mafia, Avicii, Alesso. Senza dimenticare quella Agnes che due anni fa arrivò anche da noi. Ma allora non è vero che la musica svedese è così brutta.
L’Italia, quello strano paese che definisce “trash” un certo tipo di spettacolo che piace dovunque meno che da noi e “troppo leggera” la musica dei paesi scandinavi, incredibilmente ne scopre il sapore. Tanto da dedicarle anche un articolo sul maggior quotidiano italiano. Il difetto di coerenza, che da sempre ci accompagna, che stavolta si unisce alla nostra solita voglia di andare controcorrente. L’Europa ascolta (e compra) Loreen, o Eric Saade? Da noi i brani non passano neanche in radio, figuriamoci nei negozi. La cantante di origine berbera ha fatto un’apparizione al numero 54, per tre settimane, per poi uscire e non rientrare mai più. Ancora meno rilevante la presenza del ragazzo di origine iraniana.
In compenso Ola Svensson, al netto di un brano oggettivamente molto bello, è passato praticamente inosservato in tutta Europa (a parte la Svezia, una top 10 in Turchia e posizioni di rincalzo in Germania e Austria). Da noi ha vinto il disco di platino. “We are young” de Le Kid è passato sotto silenzio perfino in Svezia, da noi sta andando molto bene in radio. Le Icona Pop sono invece andate oggettivamente molto bene dovunque (11 dischi di platino).
Stranezze di una Italia che sputa su un piatto (l’anno scorso i commenti al “sound” di Loreen sono stati da noi piuttosto vari e in gran parte negativi) e poi mesi dopo lo pulisce per bene, così da gustarsi la pietanza fino in fondo, quella stessa che prima aveva rifiutato con sdegno. Stranezze di un mercato musicale dove la stessa filiale italiana della casa madre non prevede nemmeno un radio date per l’artista che sta andando bene in tutta Europa e poi lancia un giovane da noi altrettanto sconosciuto, che altrove nessuno aveva preso in considerazione.
Stranezze di un paese che definisce trash il festival musicale più famoso e visto al mondo, deridendone le canzoni (tutte, senza distinzioni) e i cantanti e poi mette ai primi posti in classifica pezzi come quello di Moreno Donadoni, oppure “Mi Mi Mi” delle Serebro (peraltro figlie della stessa manifestazione, pure da loro ripudiata) oppure “Zalele” di Claudia e Asu, spuntati dal nulla molto più di Ola, che in fondo ha tre album alle spalle in Svezia. Già, stranezze. O forse no.
Agli albori di questo blog, la canzoncina di Siri Svegler che aveva conquistato il nord Europa era stata una delle cose proposte in anteprima. Il riferimento è a “Their wine”, tratta da “Silent viewer“, l’album d’esordio dell’attrice e cantante svedese trapiantata in Germania e salita alle attenzioni della cronaca per aver vinto un concorso indetto da una nota marca di automobili.
Quattro anni dopo, con due di ritardo sulla tabella di marcia prevista, rieccola sulle scene. Nuova etichetta, stessa bella voce e gran bella canzone, molto di atmosfera, di sua composizione: “Lost & Found” si propone come nuovo singolo dell’album, che porta lo stesso titolo e che dovrebbe uscire a breve. Un motivo interessante, che riporta alle cronache un’artista di non grande fama ma molto valida.
Dopo il successo all’Eurovision Song Contest 2012, che le ha fruttato notevole popolarità, oltre tre milioni di copie vendute del singolo “Euphoria” e ventidue dischi di platino in giro per il Continente, Loreen torna di nuovo all’attenzione dell’airplay radiofonico, proponendo altre tracce del suo album “Heal“. Un prodotto di qualità penalizzato dal fatto di essere uscito oltre due mesi dopo la sua partecipazione eurovisiva.
“We got the power” ha un sound diverso rispetto al motivo con atmosfere trance che ha trionfato nella maggiore competizione canora d’Europa e porta la firma della statunitense Ester Dean, giovane cantautrice statunitense coautrice di alcuni dei maggiori successi degli artisti pop americani di ultima generazion (per citare i più celebri “Fireworks” di Katy Perry, “S&M” e “Rude boy” di Rihanna). Il singolo accompagna la nuova edizione di “Heal“, uscita nel 2013, il repackaging uscito in tutta Europa.
Sostiene la partecipazione di Italia e San Marino all'Eurovision Song Contest. Sempre e comunque.
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