“Ferritales”, le armonie jazz pop dell’italo-belga Sarah Ferri

A Bologna ha già fatto un concerto sold out e a ben vedere lo merita tutto, perchè è un talento assoluto della musica europea e l’album che ha sfornato è un vero gioiello. Sarah Ferri è nata in Belgio, a Gent, da madre fiamminga e padre “fieramente meridionale” e in pochissimi anni si è guadagnata una ottima fama in Europa, grazie al suo modo particolare di intendere il cantautorato jazz, swing e pop.

“Ferri Tales“, il primo album, registrato a Londra negli stessi studi di Florence +The Machine, arriva al culmine di tre anni che l’hanno vista protagonista nei maggiori palcoscenici jazz e non solo, suonando e collaborando con i più grandi artisti del genere ma anche del proscenio pop, come Caro Emerald e Simply Red. “Were you there” (il video è girato in parte proprio durante il live a Bologna) e “On my own” che trovate nei  video, sono due perle assolute.

Affascinata dallo stile di Ella Fitzgerald, Billie Holiday e Nina Simone, ha cominciato a scrivere canzoni bizzarre e particolarissime. E poi, complici le cassette di un amico si è innamorata del sound anni settanta e dello gypsy swing jazz degli anni Cinquanta. Che in questo lavoro mescola sapientemente con le armonie pop. Qui trovate anche “This is the moment“. Segnatevi il suo nome, ne sentiremo parlare.

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“Gli artisti”, lo swing cantautorale di Luca Pirozzi & Musica da Ripostiglio

Un testo che riassume al meglio al vita dell’artista. Sopratutto di quelli emergenti, di talento che magari non hanno una major dietro, vorrebbero vivere di musica ma non ce la fanno.  Nasce così “Gli artisti”, il primo singolo di Luca Pirozzi & Musica da Ripostiglio, che anticipa l’uscita del loro primo album che porta lo stesso titolo del  singolo.

Lo swing che si fa pop, senza piegarsi più di tanto al crossover. Ne esce una miscela interessante, un pò antica e un pò no, che fa riscoprire sonorità un pò messe da parte. Dicono nelle loro note: “L’aspirazione iniziale del gruppo era quella di affrontare il repertorio di Luca Pirozzi in chiave cameristica..Ma, aimhè, visti i tempi che corrono e le magre che girano, la loro musica è diventata…da ripostiglio. Il gruppo sul palco diverte, improvvisa, emoziona, ma soprattutto suona e lo fa con molta freschezza e semplicità. Le atmosfere, decisamente retrò, cavalcano lo swing dei primi anni del secolo scorso con influenze gitane e francesi, passando per sirtaki, walzer, tango e bolero”.

Per loro ci sono già state una tournée in Brasile, per l’associazione Cuore del Mondo,  e concerti nel Mali, al Festival Tuareg e all’istituto di cultura italiana di Londra  e Cambridge ma è soprattutto in Italia che si sono fatti conoscere, in rassegne come Umbria Folk festival, Sarteano Jazz Festival e alla Giornata Mondiale della Gioventù del 2000. Ora arriva il primo album, con la speranza che possa far breccia nel pubblico.


“Honestly”, dalla pubblicità arriva il ciclone Dott Reed

Il nome Dott Reed ai più non dice niente. Ma forse se ascoltate le prime note di questa canzone (“Bad Luck”) riconoscerete il jingle che accompagna lo spot pubblicitario di una nota casa automobilistica giapponese. E’ con questo brano, di cui presto riparleremo approfonditamente, che il mondo ha fatto la conoscenza di Dott Reed. Cantautrice di matrice jazz e swing, dalle atmosfere retrò, nata in Tasmania, una regione dell’Australia, ma cresciuta (umanamente e musicalmente) a Londra  ed innamorata dell’Italia.

In Italia va un pò cosi. Se non passi per la tv, non fai successo. E così forse se non fosse stato per quello spot, nessuno si sarebbe accorto di questa ragazza di cui adesso è uscito il secondo singolo “Honestly“, che fa meno sfoggio di elettronica e hammond ma è pure questo molto bello. In Europa, soprattutto in Gran Bretagna, dove il suo album sta per uscire, è apprezzatissima. Merita molto eppure la sensazione è da noi si brucerà in fretta, magari superato dal primo arrivato da un qualsiasi altro programma tv.  L’Italia non ha un vero mercato musicale, ma non è una novità.

“No No No No” (e altre canzoni): dal portogallo ecco Aurea, il nuovo ciclone vintage

Capelli biondi, occhi azzurri, faccia d’angelo, voce soul molto potente. Si chiama Aurea. A soli 23 anni, questa portoghese dell’Algarve è già un fenomeno assoluto in patria e rischia di diventarlo prestissimo anche nel resto del Continente. Di formazione jazz, è stata lanciata tre anni fa da una soap opera del suo paese, della quale aveva inciso la sigla, “Ok it’s alright”, che divenne subito un tormentone assoluto.

Adesso è uscito da poco “Aurea“, il suo album di debutto,  che contiene questo brano ed anche altri pezzi inediti oltre alla cover di “Be my baby” delle The Ronettes (1963) ed a “Tower of strenght” , versione inglese e e jazzata di “Stai lontana da me” di Adriano Celentano (1965). Sonorità vintage, con brani che annaffiano nel pop il soul, il jazz, a tratti anche il reggae.  “No No No No (I don’t wanna fall in love with you baby)”, che da poche settimane sta girando nelle radio, si è issato in cima alle charts nazionali e non pare intenzionato a scendere e fino alla settimana scorsa anche l’album era in vetta.

C’è da dire che lei è brava, molto brava. I suoi pezzi hanno la capacità di catturare l’ascoltatore e non farlo più scappare. “Busy for me“, che era il secondo singolo, uscito a ridosso dell’album aveva anche questo conquistato il primo posto. La sua voce cristallina è stata subito paragonata a quella di un’altra giovane di talento, la gallese Duffy e dentro la sua musica c’è tutto il meglio del genere, tutto il sound “scuro”, da Aretha Franklin a Dusty Springfield sino alla più contemporanea Amy Wynehouse. Un prodotto di altissimo livello, che se solo arrivasse dalle nostre parti potrebbe scompaginare le charts. Di seguito eccovi “The only thing that I’ve wanted”, “The witch song“, “Heading back home“, “The main things about me“,  “Don’t say it”, “Dreaming alive” e “Waiting waiting (for you)“. Applausi a scena aperta.

Caro Emerald, esce anche in Italia il singolo “Stuck” (e lei è da record)

“Deleted scenes from the cutting room floor”, l’album d’esordio di Caro Emerald è una perla di rara bellezza. Raramente si trova nei negozi di dischi un prodotto di questo livello, con canzoni tutte di altissimo spessore che grazie ad un attento uso del crossover portano lo swing di questa 30enne olandese anche alle orecchie più pop. Ebbene, da qualche settimana è uscito anche nelle nostre radio “Stuck“, il quarto singolo estratto dall’album, che se anche non avrà il successo di “Back it up” e “A night like this” (“That man” ne ha avuto meno), sicuramente fa ancora centro dal punto di vista dell’ascolto.

E qualche tempo fa vi avevamo accennato a come un altro brano dell’album per la precisione “Riviera Life” fosse stato scelto per fare la colonna sonora allo spot di una nota marca di telefonia mobile. E l’album si avvia a diventare uno dei più venduti della storia recente europea. Quattro dischi di platino in Olanda, uno in Polonia, in classifica in Italia, Gran Bretagna, Grecia e Belgio. Più Austria, Germania e Svizzera, dove è appena uscito (con “A night like this” prima in classifica). E adesso, ad aprile inoltrato, vale a dire quasi un anno e mezzo dopo la sua uscita in Olanda, si trova ancora al SESTO POSTO, guadagnando addirittura due posizioni dalla settimana scorsa. Roba da non credere, se si considera che è in classifica da 62 settimane consecutive, delle quali 31 trascorse al primo posto. Un fenomeno assoluto, forse ben oltre ogni attesa. E per noi un orgoglio in più, quello di essere stati i primi a parlarne qui in Italia.

E per voi una piccola chicca in regalo: eccovi qui sotto questa meravigliosa versione  di “A night like this” eseguita da Caro Emerald live con la Metropole Orkest. Un gioiello


Zaz, quando in Francia il jazz è donna (e strizza l’occhio al pop)

Ne avevamo parlato qualche giorno fa in relazione al nostro post su “Le tube de l’étè“. Ma di Isabelle Geoffroy, in arte Zaz, è bene tornare a parlare perchè il suo album omonimo è una vera perla. Jazz e swing incastrati nel pop, suonati e cantati con la giusta leggerezza, quella che sta in testi come “Je veux”, il singolo che sta spopolando in Francia in queste settimane e del quale sopra vi proponiamo la versione live.

Delizia per le orecchie, non senza originalità: la tromba con la sordina da noi l’aveva rilanciata Arisa in Malamorenò ma qui siamo su altissimi livelli. L’album, si diceva. Se amate anche solo un pò le sfumature swing, non potete fare a meno di averlo con voi. “La Fée”, un pò canzonetta retrò un pò canzone d’autore, oppure “Les passants“, sicuramente di nicchia. Tanto per cominciare.

La leggerezza pervade tutto il lavoro, uno straordinario senso di libertà. “J’aime à nouveau” ne è un esempio. Ancora dall’album, ecco “Trop sensible”, “Port coton”, oppure, per andare sullo swing più netto “Prend garde à ta langue” o anche “Ni oui ni non“, che strizza l’occhio anche a suoni più d’antan. O ancora “Eblouie par la nuit”. Fino a “Dans ma rue”, lamento di una prostituta, omaggio alla grande Edith Piaf che la cantò per prima. Un esordio davvero da applausi. Come da applausi sono Germano e Mister T, i suoi musicisti.

Daniel Diges fa il crooner, ecco il suo primo album

Un crooner spagnolo. Senza voler imitare nessuno, ma con alcune chiare ispirazioni. Daniel Diges, l’attore e cantante di musical nonchè presentatore tv che ha rappresentato la Spagna all’ Eurofestival, debutta ufficialmente nel mercato discografico sotto l’ala protettiva di una grossa major. “Algo pequenito”, la canzone dell’Eurofestival è andata discretamente in termini di vendite,  ma dopo la sua performance ad Oslo le quotazioni sono salite ancora.

L’album, che porta il suo nome, contiene in gran parte brani scritti dallo stesso Diges, ma anche alcune riproposizioni in lingua spagnola di grandi successi come “Angels” di Robbie Williams, “Just the way you are” di Billy Joel ed “Everything” di Michael Bublè. E c’è spazio anche per qualche pezzo diverso dallo swing, come “Rapido”, che trovate qui sopra. Qui potete ascoltare anche “Se abre el telon” e Todo me sabe a ti”. SE volete invece farvi una idea dell’album completo, qui trovate un ottimo assaggio. Un bel prodotto, magari un pò di nicchia, ma molto valido.

Paolo Belli, lo swing dell’anima: “Trasmettiamo vibrazioni”

Questo articolo è un estratto dall’intervista che il sottoscritto ha effettuato a Paolo Belli al termine del concerto tenuto la sera di Ferragosto a Lugnano in Teverina, pubblicata sul quotidiano “Il Giornale dell’Umbria”.

Paolo Belli e la sua big band. Lo swing nell’anima ed una missione. Anzi due. Far conoscere questo tipo di musica a chi è poco avvezzo ad essa e allo stesso tempo tenere sempre vivo il ricordo dei successi italiani ed internazionali.

Perchè durante lo spettacolo le canzoni – i suoi successi con i Ladri di biciclette, i tanti jingle per tv e pubblicità, i grandi classici dello swing internazionale rifatti in chiave italiana, Modugno e Buscaglione “jazzizzati”, si alternano con un continuo coinvolgimento del pubblico con gag improvvisate o situazioni ben studiate a tavolino per “scaldare” l’ambiente.

La musica però è sempre al centro, Suonata da un’orchestra superba nella quale spiccano cinque musicisti umbri (su dodici: Enzo Proietti, Daniele Bocchini, Paolo Costantini, Peppe Stefanelli, Pierluigi Bastioli). “E’stata una scelta meditata – spiega l’artista emiliano – perchè in Umbria c’è una grande scuola per questo genere di musica.  Io ho voluto con me i migliori sulla piazza, questi cinque e tutti gli lo sono. Anche per questo durante i concerti  faccio esibire tutti i componenti dell’orchestra con degli assoli. Dicono che sia una cosa provinciale, ma non mi importa: la mia Big Band è il mio orgoglio”.

La gente ha risposto alla grande alle sue sollecitazioni: “Anche stavolta è successo quello che ci capita ogni sera in giro per il mondo – spiega – cioè che la nostra musica ha portato comunione di vibrazioni ed emozioni. E’questa la cosa che mi interessa, che il pubblico partecipi ed apprezzi. Pazienza se questo tipo di musica non passa nelle radio. E’un problema loro, non mio”.

Anche le canzoni in scaletta sono frutto di una scelta precisa: “La mia è una sorta di operazione recupero – conclude  Belli – ci sono brani che fanno parte del patrimonio del jazz e dello swing internazionale e non è bello che vadano persi. Riproponendoli in italiano la gente riesce non solo a farli rimanere nella loro testa ma anche a farli un pò propri. Quanto a Buscaglione e Modugno, beh non hanno certo bisogno di presentazioni”. Sotto, dieci minuti con Paolo Belli e un momento da un suo spettacolo.