Una delle voci più belle della canzone d’autore italiana ritorna con un nuovo album, meno pop e più ricercato nel sound. E anche nei testi. “Giverny” è il nuovo progetto di Grazia Di Michele, che nel nome strizza l’occhio alla pittura e alla Francia, come successe agli inizi con “Le ragazze di Gauguin”: il paese della Normandia che dà il titolo al nuovo album è infatti la località in cui Claude Monet. si ritirò durante la guerra e dove visse immerso nel suo giardino dipingendone i fiori, le ninfee, gli specchi d’acqua e i salici.
E l’album, secondo le intenzioni della cantautrice romana, vuole essere un pò come quelle tele “perché nasce anch’esso da un’osservazione del mondo silenziosa e attenta, e dalla voglia di raccontarne qualche scorcio con pennellate rapide, intense e colorate”. “Pettini e Pettinini” è il primo singolo, ispirato ad una poesia di Ghiannis Ritsos, che mira a identificare la realtà della vita ordinaria come il nemico dell’amore sensuale.
C’è molto altro, nel nuovo poetico lavoro di Grazia Di Michele. La cantautrice si fa infatti accompagnare dal trio jazz composto da Paolo Di Sabatino al pianoforte, Marco Siniscalcoal basso e Glauco Di Sabatino alla batteria – con la partecipazione dell’Orchestra Sinfonica Abruzzese dell’Aquila e di artisti di elevata caratura, quali Giovanni Imparato alle percussioni, Fabrizio Mandolini al sax e Davite Cavuti alla fisarmonica.
Nonostante la non brillante performance festivaliera, Chiara Civello resta uno dei nomi di assoluta eccellenza del nostro jazz pop, a livello nazionale ma soprattutto fuori dai nostri confini, Stati Uniti e Brasile sopratutto. E proprio mentre l’artista si avvia a promuovere a dovere “Al posto del mondo” in Italia, parte anche il tour che prevede diverse tappe all’estero, fra cui la Russia. L’album, che porta il titolo della canzone di Sanremo, lo diciamo subito, è bellissimo.
Bellissimo e ricco di grandi collaborazioni, da Burt Bacharach a Bungaro, a Jessie Harris, già autore per Norah Jones. Al di là del pezzo di Sanremo, presente nell’arrangiamento in stile tango presentato all’Ariston, ci sono parecchie belle cose. Da “Problemi”, versione italiana del brano scritto con i brasiliani Ana Carolina e Dubo Falcao e presente nell’album della prima, ad “A me non devi dire mai”, scritta con Bungaro.
Per proseguire con i due brani in inglese (ma il lavoro è il primo suo tutto prodotto in Italia) “Trouble”, del mastro Bacharach e riproposto in chiave nuova dopo averlo inciso nel suo primo album, e il rock di Got to go” di Jessie Harris. E ancora: “Ehi caro ragazzo”, un delicato blues, “Scusa“, “E se”, scritta conl a poetessa Patrizia Cavalli e Diana Tejera, coautrice di “Al posto del Mondo”, a suo tempo a Sanremo coi Plastico, “Ma una vita no“, dal sound delicatamente retrò. Per finire con la cover di “Il cuore è uno zingaro”, con cui Nada e Nicola Di Bari vinsero il Sanremo 1971. Un lavoro che riconcilia decisamente con la bravura dell’artista, appena accennata sul palco dell’Ariston.
Se c’è un nome fra i tanti cantautori italiani che meriterebbe molto più spazio di quello che in effetti non ha è quello di Naif. Di questa trentunenne aostana di Quart abbiamo parlato più volte, l’ultima pochi giorni fa in occasione del reportage sugli artisti italiani che cantano in lingue diverse dalla nostra. Ma lei ovviamente canta e scrive benissimo anche in italiano. Nonostante questo è molto più famosa oltreconfine, sopratutto Francia e Belgio, piuttosto che da noi, dove ha il quarto posto a Musicultura 2009 come picco della carriera.
Adesso è tempo di parlare di “Le civette sul comò”, il quarto album di Naif, che contiene brani sempre nel suo stile ironico, con melodie da canticchiare ma mai banali nel testo. C’è ovviamente la tracktitle ma la canzone di maggior rilievo è senz’altro il tormentone “Ho perso una canzone“, che Naif presentò quest’inverno alle selezioni di Sanremo Giovani, venendo scartata (cosa sottolineata ad inizio video). Ma va sottolineato anche un altro motivo, ovvero “Parto per la luna”. Una cantautrice davvero di grande livello.
E’uscito da poco “Il Serpente tonto“, ottavo album di Enrico Nascimbeni, (foto Marilena Mura)veronese, cantautore e giornalista. Un lavoro di classe, che mescola ironia e voglia di raccontare storie. Cantautorato al passo con i tempi, testi e musiche resi forti anche da tanti anni di esperienza live.
Con l’occasione, Nascimbeni, che ha anche lavorato in alcuni importanti quotidiani italiani, come inviato di guerra e come cronista in diverse importanti inchieste (dunque è un collega, ci fa doppiamente piacere parlarne!), oltrechè al tg Studio Aperto, racconta a Dove c’è musica sè stesso e il suo modo di vivere le canzoni.
In questo album c’è spazio per canzoni che parlano d’amore, ma anche per storie, schizzi di vita dipinti sulle ali della musica, come “Gauguin” e “Brest”. Qual è il filo conduttore che l’ha guidata nella realizzazione del lavoro?
La consapevolezza che gli anni passano sempre piu’ veloci e che le cose che rimangono nella mente e nel cuore sono i ricordi di persone che non ci sono piu’, o si sono perse nella vita. Ma soprattutto l’accorgersi che, secondo me, nelle cose semplici e nei piccoli gesti si puo’ trovare veramente la poesia. Questo e’ un piccolo viaggio dentro me stesso e un bilancio, sereno, della mia vita.
Il serpente tonto, track title suggestiva e surreale? Come mai questa scelta?
Prima di tutto perche’ lo trovavo un titolo divertente e sdrammatizzante. Il serpente cambia pelle, come me. Il serpente e’ venerato dalle religioni, temuto dall’uomo, come il serpente teme l’uomo. Il brano parla di un artista sciupa femmine che approfittando della sua condizione di artista ne sciupa una al giorno. Questo ero io anni fa. Questo sono ancora dei miei colleghi adesso. Tonto? Sono un uomo che vive in uno stato di costante disordine mentale e credo ancora a Babbo Natale. Quantomeno ci voglio credere. E’ utopia lo so. Ma nel mio mestiere chi non scivola nell’utopia si inaridisce. Meglio sognare ad occhi aperti, che vedere la realta’ ad occhi chiusi.
Nei precedenti lavori aveva utilizzato sequenze di musica elettronica, adesso è tornato a suonare con i musicisti di sempre, che lo accompagneranno anche nel tour. Un ritorno al passato oppure la necessità di tornare a centrare l’obiettivo sulle storie narrate? O cos’altro ancora?
L’esigenza di tornare ai suoni dei miei primi album, cioe’ senza piu’ campionature o artifizi elettronici. Il ritorno all’emozione di un quartetto d’archi, del suono di un piano o di una fisarmonica. Per tutto questo devo dire grazie al mio nuovo arrangiatore, Patrizio Bau’, che ha saputo interpretare perfettamente quello che volevo. La mia intenzione e’ di proseguire in futuro la strada dei “suoni veri”. Anche piu’ ermetici, come un piano-voce o un chitarra-voce. L’ultimo album che avevo fatto con strumenti veri risale al 1983. E’ stato un tuffo nel passato , e nel futuro, ritornare in questa dimensione.
Quanto c’è della sua carriera di giornalista nelle cose che mette in musica ed in particolare in questo album?
Nulla. Sono giornalista professionista con la qualifica di inviato speciale da oramai vent’anni. Ho tra l’altro seguito l’inchiesta Mani Pulite e sono stato inviato di guerra nelle ex jugoslavie, per quattro volte. Quindi ho visto e descritto corruzione e morte. Non amo farne cenno nelle mie canzoni. Una cosa si il giornalismo ha dato un’influenza nulla mia carriera di cantautore: la sintesi.
Sempre contro, per natura e per formazione professionale.Eppure sempre al passo con i tempi. Ritorna Edoardo Bennato. A sette anni da “L’uomo occidentale”, l’ultimo album totalmente di inediti è in uscita “Le vie del rock sono infinite”. Accompagnato da un singolo, che è quello che trovate sopra, che è una vera delizia. “E’lei“, grande grido disperata raffigurato in una bambina che nasce nei paesi africani.
Mai banale, mai scontato, a 61 anni Bennato ritrova la vena di scrivere cose importanti, che fanno riflettere, senza però quella vena polemica e politica che lo aveva accompagnato in alcune delle sue canzoni recenti. Il brano, presentato in anteprima sul palco di Sanremo, ha già ricevuto notevoli parecchi e noi siamo d’accordo. Deve esserci ancora spazio per il cantautorato italiano, quello vero. Ma la tv sta risucchiando tutto come un vortice.
Cosa c’è di meglio questo 15 agosto che proporvi questo brano che appunto è dedicato a Ferragosto? Delicatezza, dolcezza, ma anche un modo per riflettere con la musica, nello stile di Samuele Bersani. Perchè questo è il singolo che anticipa il nuovo album del cantautore emiliano, in uscita il prossimo 2 ottobre, dal titolo – mai banali anche questi, c’è da dire – “Manifesto abusivo”.
Samuele Bersani è coautore di questo brano insieme a Sergio Cammariere, musicista e pianista fra i più apprezzati d’Italia, che per primo incise questo brano nel 2004 nell’album “Sul sentiero“. Qui trovate la sua versione. E a tutti voi che ci state leggendo anche in questo giorno, l’augurio che la nostra musica – e in generale la buona musica – possa accompagnarvi in questo giorno di relax. Ovunque voi siate.
A volte il rinnovamento passa dalla continuità. E allora vogliamo parlare, deviando per una volta dalla linea “giovanile” di questo blog, parlando di uno dei lavori più belli e sottovalutati usciti nell’ultimo periodo. Il riferimento è a “Lungo la strada“, il primo album live, dopo oltre trent’anni di carriera, di Alice. Un album bellissimo, registrato alla chiesa di San Marco di Milano, che non ha assolutamente avuto il riscontro che merita. Il tutto sei anni dopo “Viaggio in Italia” (a parte le varie raccolte uscite).
Un live insolito, perchè non è un doppio album, come spesso capita, ma ha dodici soli brani. Dodici perle, molte facenti parte della sua carriera, alcune “prese in prestito” e cantate con lo stile che la contraddistingue. Tre brani portano la sua firma. Uno è “Il contatto”, che trovate sopra, gli altri sono “Gli ultimi fuochi” e “Dammi la mano amore”.
Un altro pezzo di livello e di atmosfera è “Nomadi”, scritto da quello Yuri Camiscasca che firmò anche “I giorni dell’indipendenza“, ultima sua apparizione a Sanremo nel 1999. E’ anche l’album degli omaggi. Da quello a Totò, autore di “A ‘cchiu bella”, già cantata anche da Giuni Russo, a Franco Battiato, con cui duettò nel 1984 all’Eurofestival con “I treni di Tozeur“, di cui propone “La Cura”, ma soprattutto la bellissima “Prospettiva Nevski“.
A completare il lavoro ci sono “1943″ dedicata alla poetessa tedesca Elsa Laske Schuler, “Febbraio”, da una poesia di Pier Paolo Pasolini, “Happiness” unico pezzo in inglese, cantato originariamente da Paul Buchanan, “Anin a gris”, “L’era del mito” scritta sempre da Camisasca, Tutto molto bello, mai banale. Lontano dai canoni commerciali ma non per questo meno degno di nota. Alice è tornata, in grande stile.
Sono state assegnate le Targhe Tenco 2008, riconoscimenti assegnati dal Club che porta il nome del cantautore genovese morto suicida nel 1967 a gruppi e musicisti che si sono particolarmente distinti nel panorama della musica d’autore. Trionfo per Baustelle e Davide Van de Sfross. Questi i vincitori:
ALBUM DELL’ANNO: Amen- Baustelle
ALBUM IN DIALETTO: Pica – Davide Van de Sfross
OPERA PRIMA: Canzoni da spiaggia deturpata – Luci della Centrale Elettrica
INTERPRETI DI CANZONI NON PROPRIE: Il cantante al microfono: Eugenio Finardi interepreta Visotsky – Eugenio Finardi-Carlo Boccadoro- Sentieri Selvaggi
I quattro vincitori degli storici e prestigiosi riconoscimenti saranno premiati nel corso della 33a edizione del Premio Tenco in programma dal 6 all’8 novembre al Teatro Ariston di Sanremo. Alle Targhe Tenco hanno concorso, come sempre, tutti gli album italiani della precedente stagione (quindi, per questa edizione, quelli pubblicati tra l’agosto 2007 e il luglio 2008), tra i quali, in un primo voto, la giuria aveva decretato i cinque finalisti di ogni categoria. (Qui le candidature).
Ascoltiamo “Per combattere l’acne”, tratto da “Canzoni da spiaggia deturpata” delle Luci della centrale elettrica
Se n’è andato a soli 59 anni, in sordina, come l’ultima parte della sua carriera. Stefano Rossi, in arte Stefano Rosso, è scomparso lunedì sera a Roma. I più giovani non se lo ricordano, ma è stato uno dei cantautori più acuti del panorama italiano degli anni ’70 ed ’80.
Schierato politicamente – non a caso cambiò il suo cognome – ha combattuto battaglie sociali con la musica (non tutte condivisibili) ma ha denunciato con la stessa equità nei confronti di ogni colore politico, i mali della nostra società.
Lanciato dalla mitica “Una storia disonesta” (cliccate sul titolo), resa celebre dal ritornello “Che bello, due amici, una chitarra uno spinello“, rivoluzionario per il 1977, nel 1980 andò persino a Sanremo con il brano “L’italiano” (che trovate in alto). E Mia Martini incise la sua canzone “Preghiera” (qui il testo).
Fu rivoluzionario anche nella vita. Lasciò la musica per arruolarsi nella legione straniera e solo di recente era tornato a suonare live e fare dischi. L’ultimo è uscito da poco, si chiama “Piccolo mondo antico”. Sul suo myspace, tanti i messaggi di ricordo.
Intanto, Giordano Sangiorgi, organizzatore del Meeting delle Etichette Indipendenti ha annunciato che nel corso della prossima manifestazione, sarà assegnato un premio alla memoria di Rosso ad un giovane artista emergente.
Da un pò di tempo sta girando nelle radio con il suo primo singolo, “Rilassati un pò”, ma in questi giorni è uscito il secondo “Snague e cuore”. Parliamo di Rino De Maria, giovane cantautore napoletano (ha 26 anni). Aria fresca nella musica d’autore, anche se ascoltando le sue canzoni si sentono le influenze dei grandi della nostra musica.
“Rilassati un pò”, che potete ascoltare in alto è una canzone d’amore dolce ma non banale, che colpisce subito per la sua melodia orecchiabile ed infatti ha subito fatto presa anche nelle radio. Sul suo myspace è invece possibile ascoltare “Sangue e cuore” ed anche una terza canzone “Sarà così“.
Le canzoni anticipano l’album che arriverà ad ottobre ma “Sangue e cuore” ha una storia tutta particolare. Infatti farà parte della colonna sonora de “L’Ospite Perfetto“, prima fiction per telefonia e web. Tra gli interpreti ci sono Giulio Berruti, Giorgia Surina e Jacopo Cullin. A noi fa comunque piacere sentire che c’è qualche giovane che riesce ad emergere con prodotti di qualità.
Sostiene la partecipazione di Italia e San Marino all'Eurovision Song Contest. Sempre e comunque.
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