“L’essenziale” di Marco Mengoni vince il Festival di Sanremo 2013

Marco Mengoni vince il Festival di Sanremo 2013 con “L’essenziale”. Sul podio con lui Elio e le storie tese con “La canzone mononota” (secondi classificati) e i Modà con “Se si potesse non morire” (terzi). E per il 24enne cantante di Ronciglione un doppio successo: A tarda sera la conferma della notizia che vi avevamo anticipato nel pomeriggio, ovvero il fatto che sarà sempre lui a rappresentare l’Italia al prossimo Eurovision Song Contest in programma il 14, 16 e 18 maggio a Malmo, in Svezia. Mengoni segue dunque Raphael Gualazzi e Nina Zilli: la canzone sarà scelta poi in seguito, si deciderà se sarà una delle due sanremesi (“Bellissimo” oltre a quella vincitrice) o una terza dell’album in lavorazione ed in uscita a Marzo.

Per Mengoni è un rilancio dopo una partenza sprint, con la vittoria ad X Factor terza edizione, il terzo posto al discusso Sanremo 2010, la vittoria come Best European Act agli MTV Awards  e poi un ultimo album “Solo 2.0”, disco d’oro ma inferiore quanto a vendite rispetto ai precedenti. E’il primo artista uscito dal talent show allora di Rai 2 e ora di Sky a vincere la manifestazione, il quarto artista lanciato dai talent show a vincere Sanremo nelle ultime cinque edizioni, confermando dunque una precisa tendenza per la rassegna.  Elio e le storie Tese sono di nuovo secondi, come nella loro prima volta sanremese, i Modà di nuovo battuti, come due anni fa, stavolta ancora più sonoramente. Mengoni è anche in assoluto il primo artista viterbese (è di Ronciglione) a vincere Sanremo ma anche ad andare all’Eurovision.

Rispetto alla serata di giovedì, la sorpresa è stata la discesa dal podio di Annalisa, terza al televoto e la risalita di Elio e le Storie Tese, ottavi al primo giro e arrivati all’atto finale insieme a Marco Mengoni e ai Modà, sin dall’inizio i più acclamati.  E’stato un festival moderno, bello e contemporaneo, che ha confermato la bontà delle scelte di Fazio e Mauro Pagani,una fotografia  piuttosto realistica del panorama della musica attuale, che ha contribuito a far conoscere al grande pubblico e anche al pubblico attempato di Rai 1 e più ingessato dell’Ariston gruppi sulla cresta dell’onda con successo da anni come Marta sui Tubi e Almamegretta, a riscoprire realtà come Maria Nazionale, forse la miglior interprete dell’edizione, oltre a confermare in positivo nomi lanciati dalla televisione come il vincitore, ma anche come  Annalisa e Chiara  e in negativo altri nomi lanciati o rilanciati dalle radio e da qualche tv come i Modà fra i big (al cui ampio consenso popolare fa da contraltare una incredibile limitatezza nei testi e una assonanza fra le melodie), o Il Cile e Andrea Nardinocchi fra i Giovani, entrati come certi duellanti per il titolo e invece sbattuti fuori dalla porta. 

Grandi protagonisti della serata, oltre all’abbigliamento decisamente minimal di Simona Molinari (inversamente proporzionale però al suo talento), sono stati proprio Elio e le storie Tese, che per l’ultima serata si sono presentati sul palco truccati in versione oversize e che dopo aver incantato ancora una volta il pubblico con “La canzone monota” sono passati all’incasso vincendo sia il premio per il miglior arrangiamento (consegnato al maestro Peppe Vessicchio) che quello della Critica “Mia Martini”, che la band ha dedicato a Feiez, ovvero Paolo Panigada, che era con loro nel primo Sanremo, quello del 1996 e che è scomparso nel 1998.

Ci resteranno tante belle canzoni: “E se poi” di Malika Ayane (vera sconfitta del Festival: era lì per rilanciarsi dopo un album andato male) avrebbe meritato di più, come “Sotto casa” di Max Gazzè (a giudizio del cronista forse il pezzo migliore insieme al vincitore)  ma ancora di più avrebbe meritato qualcuna che è uscita al primo giro, come “Dispari” dei Marta sui Tubi (comunque validissimi con “Vorrei”) e Non so ballare”, che forse avrebbe dato qualche occasione in più ad una Annalisa finalmente sdoganata dal clichè amiciano. Ci resterà l’idea che si può fare un ottimo festival anche con gli artisti usciti dai talent show, se si scelgono buone canzoni. Soprattutto, ci resterà il fatto- incontestabile – che si può fare il festival mettendo al centro la musica come hanno fatto Fabio Fazio e Mauro Pagani, cui forse si può imputare l’unica pecca delle “primarie” fra due canzoni dello stesso artista, che ha tolto di scena troppo presto alcuni brani gradevoli che avrebbero meritato in qualche modo di essere riproposti. E ci resterà l’idea che si può fare un ottimo festival anche con tanti cantautori, senza i nomi altisonanti e anche senza andare per forza a ripescare nel passato più o meno recente della nostra musica.

Grandi ascolti, ospiti di spessore a costi contenuti, una conduzione forse a un pò rustica e a tratti impacciata ma nel complesso divertente, non ingessata: capace di passare  senza scomporsi dal serio al faceto, che non si è fatta problemi nel ridere davanti agli Elii in versione extralarge della finale o di quelli in versione “nanetti” della serata storica. Un Festival al passo coi tempi, che ha perso soltanto una grande occasione: quella di dare una miglior vetrina europea al proprio vincitore, che per un caso è stato anche nominato rappresentante italiano all’Eurovision: dieci secondi in tutto per l’annuncio, all’una di notte, senza uno spot di lancio (e si che era anche stato fatto), senza spiegare cosa sia la manifestazione.

Solo perchè, come ha detto il direttore di Rai 1 Giancarlo Leone in conferenza stampa, “non è una produzione di Rai 1“, bensì di Rai 2, che da quest’anno sovrintende all’organizzazione della messa in onda della rassegna europea. Anche “The Voice”, il talent show che parte a Marzo, a dirla tutta, è una produzione di Rai 2, ma gli spot passavano ogni secondo. Ecco, forse allora è il caso di ripensare proprio questo: l’abbinamento della scelta eurovisiva con Sanremo, tanto più se il pezzo dovesse di nuovo cambiare. Se il trattamento riservato alla rassegna canora più importante d’Europa è questo, forse conviene trovare una strada più in discesa su Rai 2.

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