Musica e solidarietà: si segnalano Umberto Tozzi e Daniele Stefani

Sempre più artisti scelgono di legare il proprio nome ad iniziative di solidarietà. Lo fanno i giovani emergenti e lo fanno i grandi della nostra musica. E’il caso di Umberto Tozzi, che sta diffondendo su I-Tunes il singolo “Petite Marie” (che potete sentire in alto).

Il ricavato della vendita -che avviene solo in rete, su Itunes e sul sito ufficiale dell’artista- del singolo è devoluto interamente all’associazione Archet di Nizza, che con il ricavato acquisterà attrezzature per il reparto pediatrico e oncologico, dove sono ricoverati bambini affetti da gravi forme tumorali. Il brano è la versione italiana dell’omonimo pezzo del grande Francis Cabrel, anno 1974, che Tozzi ha riaggangiato anche con la collaborazione di Greg Mathieson, uno dei big del settore.

Qui sopra c’è invece “Niente di speciale“, singolo appena uscito del cantautore Daniele Stefani, che ospita la bella attrice varesina Sarah Maestri. Il video è girato interamente utilizzando la Lis, Lingua Italiana dei Segni, il veicolo comunicativo dei sordomuti e fa parte dell’album “Punto di Partenza”.

Dietro al video c’è molto di più. Si tratta del’evento denominato “Oltre ogni senso“. Si tratta di un progetto, serio e importante, partito dal Teatro Metropolitan di Catania e rivolto ai non udenti. Un concerto-spettacolo interamente tradotto nella lingua dei segni, ideato per far “sentire” emozioni a quanti soffrono, sin dalla nascita, di un deficit acustico.

Il brano è in vendita in rete, andando su Itunes oppure cliccando sul sito ufficiale di Stefani e su quello della Maestri. Anche in questo caso il ricavato della vendita va interamente a sostegno di una causa di solidarietà, ovvero dell’Ente Nazionale Sordi.

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“Duel”, Quentin Mosimann esordisce fra jazz ed elettropop

Questo post è dedicato a coloro che pensano che dai talent-show (non dai reality: “Amici” è un reality, “X factor” è un talent) musicali non venga fuori niente di valido. La musica ormai, quella nuova, quella dei giovani in rampa di lancio, è invece destinata a passare sempre più dalla tv. Triste, se vogliamo, perchè vuol dire che le porte principali sono chiuse dai “senatori”, ma spesso le porte di servizio sono migliori.

Quentin Mosimann ha 20 anni è nato in Svizzera da mamma elvetica padre francese. Ha vinto “Star Academy” 2008, il talent francese e adesso sta sbaragliando le classigfiche col suo primo ablum “Duel“. Pop di plastica? Nemmeno per idea, perchè Quentin ha una voce jazz e la sfrutta, suona benissimo il pianoforte e l’album è un capolavoro, cantato in tre lingue diverse, italiano compreso.

Doppio album, completamente jazz da un lato e completamente elettropop dall’altro, ad unire le sue due radici musicali (Mosimann è anche un dj:si faceva chiamare John Louly). L’unico inedito per ora è “Chercher le garcon”, che potete sentire in alto (qui invece la versione remix). Il resto sono cover di brani di anni ’80, proposti a volte in entrambe le versioni. Ma a fine 2008 uscirà un lavoro completamente di brani nuovi.

Qualche esempio delle cover? Ascoltate quella electro di “Il mio rifugio” di Riccardo Cocciante oppure, per chi si ricorda l’orginale (che sta qui) quella straordinaria jazz di “C’est la ouate” , mitico inno alla pigrizia firmato Caroline Loeb (qui c’è anche quella elettro, per i patiti del tunz tunz).

E che dire della storica “Such a shame” dei Talk Talk (ah, come sono vecchio!)? Facciamo il confronto. Qui c’è quella originale, qui invece il remix di Mosimann. peccato invece non aver trovato in rete le sue due versioni di un altro pezzo storico della dance anni’90, vale a dire “Etienne” di Guesh Patty.

In compenso, abbiamo trovato “Je l’aime à mourir“, lanciata nel 1979 da Francis Cabrel: qui la versione jazzata di Mosimann e qui l’orginale dello chansonnier francese. Davvero un album sublime. Risentiremo parlare di questo ragazzo. Ma senza “Star Academy” non l’avremmo mai conosciuto…

Francis Cabrel, “Des roses et des orties”: musica con la testa (tranne due canzoni)

Ritornare in testa alla classifica a 55 anni, dopo 30 di carriera e 18 milioni di dischi venduti e prendersi anche lo sfizio di far pensare la gente e di piacere ai giovani. Due parole per Francis Cabrel è il caso di spenderle. Un pò di tempo fa è uscito in Francia “Des roses et des orties“, quindicesimo album di  questa icona della musica francese.

Pensi alla tipica “chanson” francese, struggente ed un pò retrò ed invece no. Questo cantautore nato sotto l’influenza di Bob Dylan tira fuori un lavoro estremamente moderno. Melodico certo, ma pienamente inserito nei tempi attuali, sia nelle musiche – a volte un pop leggero, molto più spesso una mescolanza di suoni – che soprattutto.

Politica, sociale, attualità, religione. C’è di tutto. Le rose e le ortiche, appunto, come il titolo dell’album. Così capita che si possa gridare alla speranza con la canzone che dò il titolo all’album (cliccate qui) oppure che si rifletta su come la società multietnica non riesca ancora a far presa come si dovrebbe (“Des hommes pareils“, che trovate in coda a questo post, qui invece c’è il testo).

Oppure che si ascoltino storie sublimi, come in “Le cygne blanc“, “Mademoiselle l’aventure“, “L’hombre au tableau”, dedicata a Magritte. O ancora attacchi ironici alla sua stessa categoria, quella dei cantutori impegnati “che si credono salvatori del mondo” (“Des gens formidables“). Tutte canzoni con la testa. Meno un paio.

Che poi -musicalmente parlando – sono le migliori di tutte. Il primo riferimento è a “Les cardinaux en costumes“, attacco ingiusto a quella che Cabrel definisce “casta privilegiata che si eleva sopra i credenti”. Il testo sta qui. Attacco ingiusto perchè l’immobilità descritta dal cantautore non corrisponde a realtà. La Chiesa – parlo da credente e praticante – si muove e sta vicina alle situazioni difficili nel mondo e nella vita di tutti i giorni.

Proprio di recente in una intervista al quotidiano “Le Figaro”, Cabrel ha spiegato come l’accusa si estenda anche alle istituzioni in generale, ma che “è l’idea del cardinale che l’ha ispirata”. Eppure il testo lascia trasparire questa accezione negativa similare a quella di chi scrive di cose osservandole dall’esterno e forse anche di sfuggita. Basterebbe uno sguardo più attento. Per uno come Cabrel,  che oltretutto non è assolutamente anticlericale o ateo, è una caduta di stile.

Se invece il testo va preso solo come un invito ed uno stimolo a fare di più, allora la chiave di lettura che ne esce è diversa. Si tratta, in ogni caso, di un brutto neo in un lavoro complessivamente di grande qualità. Si parla delle religioni anche in “Chène liege”, dove fa capolino lo sconforto e anche qui traspare il solito senso di “costruzione di una Fede a proprio uso e consumo”: il concetto di “disegno” divino è totalmente estraneo.

Suoni d’Europa: Francia

Parte da oggi uno spazio che questo blog vuole dedicare – anche in ossequio al titolo che porta – alla musica che si ascolta nei vari paesi europei. Con riferimento ovviamente agli artisti del posto, visto che un pò dovunque la colonizzazione dei big stranieri è senza freni. per comodità i video sono linkati nel testo, con l’eccezione dell’ultimo e per la copertina.

Il viaggio ci porta nella prima tappa in Francia. E la copertina è per la cosa più bella fra quelle che girano adesso negli I-pod e nelle classifiche dei transalpini. Vale a dire “Allò le monde”, della 20enne Pauline. Cantautrice che nel modo di fare ricorda molto il Gilbert Montagnè di “Just for tonight” del 1986. La canzone è bellissima, lei è fascinosa e suona il piano da quando aveva 5 anni. E il suo video d’esordio mostra scene di guerre e povertà.

La Francia, paese per tradizione poco incline alla musica in lingue diverse dalla propria, ultimamente si sta un pò convertendo. “Colpa” dei tre grandi della dance che spopolano in europa. Per chi li conoscesse e non lo sapesse, infatti, sia Martin Solveig (nonostante il cognome danese…) che Bob Sinclair che anche Laurent Wolf sono francesi. Di quest’ultimo, sta andando a mille il singolo “No stress”.

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