Avevamo sottolineato un pò di tempo fa come l’Italia musicale all’estero si fermi praticamente ai tempi andati: non solo le canzoni degli anni ‘60-70-80 ricantate nella sua particolare versione di Aylin Prandi, ma anche e soprattutto, i classici italiani. Sempre di moda, cantati da chiunque e ultimamente rilanciati da Il Volo, ovvero i giovanissimi Gianluca Ginoble, Piero Barone e Ignazio Boschetto, lanciati da “Ti lascio una canzone” e ora divenuti protagonisti in tutto il mondo.
L’altro giorno si sono esibiti negli Stati Uniti alla versione nazionale della manifestazione di solidarietà telethon, ora arriva la notizia che sono stati candidati a due premi ai prossimi Latin Grammy, i Grammy Awards del mondo latino, che saranno assegnati il prossimo 10 novembre al Mandalay Bay Events Center di Las Vegas. I ragazzi hanno ottenuto la nominations in categorie importanti “Best New Artist” e “Best Pop Album by a Duo/Group with Vocals”.
Nell’elenco dei nominati c’è anche un italiano doc nato e cresciuto in Venezuela e stella assoluta in Sudamerica: si tratta di Franco De Vita. Per lui diverse candidature: “Record of the year” e “Best short form music video” con Tan Solo Tu (duetto con Alejandra Guzman), “Album of the year” (Primera Fila); “Best male pop album” (Primera Fila), “Best long form music video” (Primera Fila). A questi si aggiungono il chitarrista argentino di origine italiana Sergio Puccini (“Best classical contemporary composition” con “Romerías”) e anche una candidatura per così dire indiretta, perchè i compianti Renato Carosone e Nicola Salerno sono autori della versione orignaria di “Bon, Bon”, di Pitbull, candidata per “Best Urban Song”.
Ovviamente lunga la lista dei big della musica mondiale presenti fra i nominati: Shakira, Alejandro Sanz e Ricky Martin, ma anche Don Omar, Paulina Rubio e Pitbull fra i più noti non europei ma la musica del nostro continente si difende bene. Ecco la lista completa dei candidati europei.
RECORD OF THE YEAR
Luis Fonsi — “Gritar” (Spagna)
ALBUM OF THE YEAR
Enrique Iglesias — Euphoria (Spagna)
SONG OF THE YEAR
Pablo Alborán — “Solamente Tu” (Spagna)
BEST NEW ARTIST
Il Volo (Italia)
Pablo Alboran (Spagna)
BEST FEMALE POP VOCAL ALBUM
Malù, “Guerra fria”(Spagna)
BEST POP ALBUM BY A DUO/GROUP WITH VOCALS
Il Volo, “Il Volo” (Italia)
BEST ROCK ALBUM
Jarabe De Palo — “¿Y Ahora Qué Hacemos?” (Spagna)
BEST TROPICAL SONG
Juan Magan — “Bailando Por Ahí” (Spagna)
BEST RECORDING PACKAGE
Fangoria — El Paso Trascendental del Vodevil a la Astracanada (Spagna)
Riecco uno dei gruppi pop più belli e interessanti della scena europea. Sono gli Jarabe de Palo (che in spagnolo si traduce letteralmente con “Sciroppo di legno”, ovvero “Un sacco di botte…”), meglio conosciuti con la faccia e la voce del suo frontman Pau Dones. Come da tradizione latina il gruppo è abituato alle collaborazioni con altri artisti e adesso ne arriva una molto bella su un pezzo delicatissimo.
E’infatti appena arrivato nelle radio “La quiero a murir“, nel quale il gruppo duetta con Francesco Renga. In Italiano, come spesso è successo agli Jarabe de Palo. La canzone anticipa l’album “¿Y ahora qué hacemos?”. C’è una lunga sequela di collaborazioni con artisti italiani da parte del gruppo spagnolo, l’ultima quella con i Nomadi in “Lo specchio ti riflette“. Prima ancora si ricordano quella con Jovanotti, che scrisse il testo italiano di “Depende” e poi quella con Niccolò Fabi che ha scritto e cantato con loro “Mi piace come sei”.
E adesso per favore, non veniteci a dire che Sanremo va bene, che Sanremo rappresenta la musica italiana e che il paragone con l’Europa èsbagliato e che bla bla bla. Non veniteci a dire che va bene così e che Sanremo è grande e che va difeso strenuamente. Emanuele Filiberto, Pupo e Luca Canonici in finale, Enrico Ruggeri (30 anni di carriera) e Fabrizio Moro a casa. Valerio Scanu? Dentro, ovviamente, ma a questo punto, francamente, è il male minore.
Sanremo celebra la sua morte ed insieme la morte della musica italiana. L’unica speranza – molto flebile – è la possibile squalifica del trio per violazione del regolamento: chi sta in sala stampa fa sapere che pare non sarebbe possibile cambiare il testo come loro hanno fatto. Sembra però che le interpretazioni del regolamento non diano certezze in merito alla vicenda, come anche in merito al fatto che non sia possibile il cambio in corsa della performance (Lippi doveva rappare, ha fatto un sermone).
Il televoto continua a mietere danni e soprattutto a condizionare in maniera netta il giudizio sulle canzoni. Si vota l’effetto televisivo, non i brani. E soprattutto, in questo modo si rende nullo tutto il lavoro delle precedenti giurie. Una volta, poi non tanto tempo fa (fino al 2004), il televoto non si usava. C’erano le giurie, dove magari non tutti capivano di musica, ma almeno erano dieci teste. Punto e basta.
Primo verdetto a Sanremo. Non esattamente a sopresa, diremmo. Tony Maiello, quarto nell’edizione numero 1 di “X Factor” e prodotto da Mara Maionchi, vince la sezione Nuova Generazione con il brano “Il linguaggio della resa”. Un pezzo più che dignitoso, ma sicuramente non il migliore (che in finale nemmeno c’era). Nina Zilli, la grande favorita della vigilia, si deve accontentare del Premio della Critica. Tutto sommato, meritato.
Anche voi nel nostro sondaggio, avevate dato vincente Tony Maiello, ma con un 33%, in una sfida che ha visto secondi a pari merito Nina Zilli e Luca Marino con il 23% e Jessica Brando con il 20%.
La serata duetti scorre via liscia, con qualche passaggio patetico (indovinate un po’ di chi?) e diverse buone esibizioni. Niente di stratosferico come invece era successo in passato, ma sicuramente prove efficaci, che con il cambio degli arrangiamenti (anche se qualcuno ha evitato) hanno messo in luce pregi e difetti dei pezzi.
Malika Ayane con Sabrina Brazzo e i ballerini del Teatro Alla Scala. Si vabbè, loro sono bravi, però non danno apporto al duetto. Secondo noi si dovrebbe vietare la presenza di personaggi che non siano disposti a cantare, suonare o al massimo recitare. Nemmeno lo sforzo di cambiare l’arrangiamento. Il pezzo è bellissimo, secondo noi il migliore, l’abbiamo detto. Ma qui si giudicano i duetti e questo non va.
Simone Cristicchi e il coro dei Minatori di Santa Fiora. Tutto molto bello. La stornellata tipica dei minatori all’inizio e il contrappunto. Rodati dall’esperienza comune a Musicultura 2009. Divertente ed ironico.
Irene Grandi e Marco Cocci. La più grossa sorpresa della serata, perché questo attore di fiction che per hobby canta in un gruppo sfodera una notevole performance, per non essere un cantante di professione. Duetto molto ben assortito. Il pezzo non ci cresce, invece.
Irene Fornaciari ft Nomadi con Mousse T e Suzie. La cosa migliore della serata. Gran bel duetto, bello anche perché hanno avuto il coraggio di riscrivere parte del testo in inglese. Meriterebbe di essere inciso. Suzie la si conosce come voce dance, sta dimostrando di averne anche per uno stile diverso. Il dj Mousse T al piano: notevole. Il gradimento nostro per il pezzo cresce a dismisura. Prima del Festival non l’avremmo mai detto.
Marco Mengoni e i Solis String Quartet. Ecco quello che volevamo dire quando scrivevamo che il cambio degli arrangiamenti mette a nudo pregi e difetti. Il pezzo è di livello medio-basso, l’arrangiamento rock mascherava tutto. Così non c’è scampo. Il quartetto d’archi (già vincitore con Elisa nel 2001 e premio della Critica 2006 con Noa e Carlo Fava) è eccezionale, ma questo lo sapevemo già..
Pupo, Emanuele Filiberto e Luca Canonici con Divas e Marcello Lippi. Accolti a fischi dal pubblico dell’Ariston. Tutto estremamente squallido e costruito per prendere i televoti, che a confronto il Povia dell’anno scorso era niente: pistolotto fuori programma del ct della Nazionale (con Pupo che s’arrabbia pure perché gli dicono che non si può), foto di Ballerini appena morto, seguono immagini del gol di Grosso a Berlino 2006 e canzone con testo modificato in chiave calcistica. Le Divas sono vestite come la bandiera italiana. No comment.
Valerio Scanu ed Alessandra Amoroso. Il gradimento del pezzo è cresciuto un po’ – diciamo che alla sufficienza ci arriva – ma a forza di sentirlo, non per il duetto con la vincitrice di Amici, che come detto ieri, non aggiunge nulla ad un pezzo costruito sulle tonalità di Scanu.
Arisa (senza le Sorelle Marinetti) e la Lino Patruno Jazz Band. Lei stile Charlot, pezzo ancora più jazzato con Patruno al banjo come ai vecchi tempi. Il pezzo ci piace di più nella versione originale, ma la cosa è divertentissima lo stesso, ha un sapore molto da “club”, da “jam session” in allegria. Questa ragazza bisogna sentirla cantare ad occhi chiusi, senza considerare come si combina. Ha una voce bellissima.
Enrico Ruggeri e i Decibel. Sul palco insieme come 30 anni fa. L’attacco del pezzo, con l’arrangiamento azzerato (solo tastiere) è quello di “Contessa”, poi parte una versione “minimalista”. A metà brano tutto torna normale. Solo i grandi artisti fanno queste cose. Lui fuori e il principe dentro. CHE SCHIFO.
Noemi e i Kataclò. I Kataclò non cantano, dunque non servono a niente, in questo contesto. Il pezzo cresce di gradimento. Parecchio. Ma questo non è lo spirito dei duetti.
Fabrizio Moro, Jarabe De Palo e DJ Jad. Pau Dones fa quasi da soprammobile. Insomma, quando hai uno come lui, specializzato in duetti, devi sfruttarlo meglio. Fa quasi niente. Dj Jad ci mette un po’ di scratch. Insomma. Si poteva fare meglio.
Povia e Marco Masini. Voce, chitarra e piano. Punto. Semplice e lineare. Il pezzo ne guadagna, anche perché i due sanno fare il loro mestiere e lo fanno bene. Masini ci mette molto impegno. La piccola ballerina Bettina Bracardi ci regala un filo di tenerezza.
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Il 3 Aprile è uscito il nuovo cd dei Nomadi “ Allo specchio” , formato da dieci canzoni inedite e una doppia versione de “Lo specchio ti riflette” . I temi delle canzoni sono i vari aspetti della vita, vanno dalla sofferenza di una donna schiava di un amore a cui non sa ribellarsi, alla rabbia e ribellione di chi vuol renderci secondo uno schema, all’ottimismo che ci permette di sognare nonostante tutto, allo sbaglio dell’ indifferenza ai problemi degli altri .
Inoltre una canzone è dedicata alle vittime innocenti di tutte le guerre. Ci sono canzoni tenere dolci e canzoni forti , testi che ti entrano dentro e musica che ti trasporta lontano, coerenti con la produzione degli ultimi anni , forse l’ unica pecca è di aver dimenticato le loro origini, ma d’ altronde gli anni passano e non si può pretendere che restino sempre quelli degli anni 60 .
In ogni caso sono magistralmente interpretate da Danilo Sacco e Massimo Vecchi. L’ ho ascoltato varie volte ma è difficile da giudicare appieno, comunque resta un buon disco. Sopra, “Lo specchio ti riflette” in duetto con Pau Dones degli Jarabe de Palo, sotto, il testo de “Il nulla”, brano molto significativo che mi ha colpito molto (non c’è ancora il file audio).
IL NULLA
Sento il nulla dentro di me
Sento il vuoto intorno a me
Non capisco che cos’ ho
Dove sono cosa faccio qui
Io non lo so
Sento che la febbre sale
Presto tardi starò male
Non capisco che cosa ho
Dove sono chi mi ha messo qui
Io non lo so
Che cos’è questo castigo
Questo affanno nel respiro
Non capisco queste mura sempre bianche
Queste braccia troppo stanche
Io non so
Sento il nulla dentro me
Ed il freddo sulla pelle
Cosa c’è che mi divora dentro
Io davvero non lo so
Io non lo so
Lo capisco il vostro orrore
Ma sopportate il mio dolore
Non lasciatemi soffrire
Non lasciatemi da solo
Per favore adesso no
Aiutatemi per dio
Sono un uomo pure io
Non capisco che paura
Possa farvi questo mio male
Io non lo so io non lo so
Io non lo so io non lo so
Sostiene la partecipazione di Italia e San Marino all'Eurovision Song Contest. Sempre e comunque.
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