“Portuale” di Gregor Ferretti, per denunciare le morti bianche

Oggi è la giornata nazionale per le vittime sul lavoro e la grande musica d’autore italiana ci viene ancora una volta  in  soccorso. All’edizione 2009 di Musicultura c’era un brano, giunto in finale, che raccontava una storia vera. La cantava Gregor Ferretti, cantautore romagnolo, che attraverso una ballata dai suoni molto simili a quelli di Fabrizio De Andrè, ha scelto di farsi portavoce della vicenda.

Si chiama “Portuale” e racconta la vita, sempre al limite dei regolamenti – non certo per colpa loro – dei lavoratori di un porto. Una bella canzone, che potete trovare anche nella compilation ufficiale della rassegna di Recanati, insieme agli altri quindici finalisti. Un modo come un altro per riflettere su un problema del quale non si parla mai abbastanza: “Caro il mio ministro pultio e incravattato, lei sa cosa vuol dire essere stanco e sudato?”. Davvero molto bello.

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Il 18 settembre con “Il Messaggero” la compilation del concerto del Primo Maggio (ricavato a scopo benefico)

Un cd per finanziare una borsa di studio per le vittime dei caduti sul lavoro. E’il seguito ideale del Concerto dello scorso Primo Maggio a Piazza San Giovanni a Roma, che proprio alle morti bianche era dedicato. Dopodomani, 18 settembre, in edicola con “Il Messaggero” (con supplemento di prezzo) esce “Roma Primo Maggio live“.

Si tratta di una compilation che per la prima volta mette insieme alcune delle più belle interpretazioni viste al concerto romano (in questo caso quello del 2009). Davvero un cd da non perdere, un cimelio unico anche perchè ogni artista ha aderito gratuitamente, considerando il fine benefico del prodotto.

Sopra trovate “Volta la carta” di Fabrizio De Andrè nella esecuzione della Pfm, una delle tracce (seguita da “Il pescatore” e uno stralcio di  “Impressioni di settembre“). Sotto trovate la tracklist del cd. Come potete vedere, i big ci sono tutti. Compreso Vasco Rossi, che era già venuto a fare da “testimonial” del tema dell’evento.

  • Vasco Rossi – “Il mondo che vorrei”
  • PFM – “Volta la carta”
  • Caparezza – “La grande opera”
  • Edoardo Bennato – “Rinnegato”
  • Bandabardò – “Il mistico”
  • I Nomadi – “Lo specchio ti riflette”
  • Blue Noise & Robben Ford – “Storyville”
  • Cisco – “I 100 passi”
  • Afterhours – “Ballata per la mia piccola iena”
  • Marina Rei – “Donna che parla in fretta”
  • Roberto Angelini – “Tempo e pace”
  • Motel Connection – “Cypress Hill”
  • BSBE – “Fanno meglio”

“Vieni a ballare in Puglia”: la denuncia di Caparezza ft Al Bano

Il problema è che le cose bisogna saperle raccontare. Soprattutto quando parli dei problemi di un Paese. Qualcuno ci ha provato  con la retorica e facendo di tutta l’erba un fascio (“In Italia“, di Fabri Fibra), altri ci hanno messo l’ironia e la testa e l’effetto è ben diverso.

“Vieni a ballare in Puglia“, di Caparezza, secondo singolo estratto dall’album  “Le dimensioni del mio caos” è un cazzotto nei denti. Perchè prima l’ascolti, fai un sorriso e pensi a quanto è ironico questo qua. Poi la riascolti, magari col testo davanti e capisci che non è ironico per niente. E che quando dice “Vieni a ballare in Puglia” non si riferisce solo al senso letterale del termine.

Una denuncia sulla situazione del lavoro nella sua regione, alla quale contribuisce anche Al Bano, con un cameo ed una partecipazione al video. Un brano duro eppure bellissimo, che mette in piazza impietose le due facce della Puglia, quella che si mette la maschera per i turisti e quella vera, che guarda ogni giorno chi da quelle parti ci vive.

Troppo catastrofista? Forse. Ma se vi andate a leggere il testo  vi rendete conto che di canzoni così c’è sempre bisogno. Il resto è una bella taranta che non puoi stare fermo, in puro stile Caparezza. Michele Salvemini da Bari davvero non è più quello dei tempi di Mikimix e quel Sanremo del 1997 quando cantava di sonnellini e pisolini sembra lontano anni luce.

Ah dimenticavo, nel finale si sente  un sample di “Nel Sole” di Al Bano, precisamente il pezzo in cui canta “e nel sole io verò da te”. Dopo tre minuti passati a discorrere di un paese dove ci si ammazza con poco, è una scelta di una ironia tagliente e allo stesso tempo un grido di speranza. O forse no, è solo un altro cazzotto in faccia. Di seguito, il brano. Meditate gente, come diceva Renzo Arbore nello spot della birra.