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X Factor 2, dodicesima puntata. Esce Noemi, resta Yuri. Non è questo il punto, nessuno dei due se lo meritava. Il pubblico da casa non vota le esibizioni ma è umorale e sceglie ormai per partito preso. Il peso delle scelte dei brani da parte dei giudici sta prevaricando le interpretazioni e nella puntata di ieri, onestamente, le cose sarebbero dovute andare diversamente, inteso come persone che se la sono cavata nonostante tutto.
Siamo sulla linea di Morgan, Daniele è l’unico che non si è quasi mai messo in gioco (ieri sera non per colpa sua, invero) ma riesce sempre ad andare avanti soltanto per la voce e l’interpretazione. Un po’ come quelli che a Sanremo votano sempre Al Bano perché diamine, come fai a mandarlo fuori. Ci resta il rammarico di una gara che non c’è stata, perché ieri sera Noemi s’è penalizzata da sola. Senza il calo di voce, chissà come sarebbe andata.
DANIELE MAGRO
” I say a little prayer for you” di Aretha Franklin e “On Broadway” di George Benson
Il brano del maestro Bacharach è nelle sue corde. Mai qualcosa di diverso (e infatti sembra farlo quasi con sufficienza, guardandosi allo specchio), ma alla fine avremmo anche potuto accettarlo. Il problema è dopo. La Ventura infatti gli cambia il secondo brano la sera prima perché davanti a Pino Daniele, con un suo brano, magari avrebbe anche rischiato di andar male (hai visto mai dovesse una volta perdere un confronto). E allora via, un pezzo dei suoi soliti, in inglese: “Ti piace vincere facile?”. L’esecuzione non la giudichiamo nemmeno, perché così, senza mettersi in gioco non c’è gusto. Va in semifinale, ed è questo il vero problema. Non per lui, per la Ventura. Che non se lo meritava.
NOEMI
“What’s love got to do”di Tina Turner e “Altrove” di Morgan
L’unica spiegazione al ballottaggio può stare negli evidenti problemi vocali di ieri, che l’hanno penalizzata anche nel brano di Morgan, cantato infinitamente peggio della prima volta (esecuzione terribile, con un florilegio di stonature: Morgan se ne accorge e fa i versacci). Nel brano precedente, quello di Tina Turner è andata meglio, anche se la voce, anche in questo caso, era parecchio giù, non c’era grinta e si sentiva. Ma il pezzo, molto sulle sue corde, la aiuta a lasciarsi andare. Dopo l’inascoltabile esecuzione del brano di Morgan si riscatta acappella. Va a casa, pagando la giornata storta. Capita, quando canti live che una sera stecchi. Anche a quelli bravi.
MATTEO BECUCCI
“Un nuovo amico” di Riccardo Cocciante e “I’ll fly for you” degli Spandau Ballet
L’abbiamo detto: la sua è una delle voci maschili “pop” italiane più belle degi ultimi e sul brano di Cocciante si conferma. Bravo come sempre, graznde intepretazione, “apre” il pezzo che è una meraviglia. Unplugged sugli Spandau. Ha ragione Morgan. E’stato bravissimo ad azzerare il rischio di cantare una canzone bellissima ma un pò da fighetti con un arrangiamento davvero sublime, ridotto all’essenziale, nel quale violino e contrabbasso accompagnano la sua voce eccezionale. Novello Tony Hadley, a tratti anche Sting. Ma senza quella spocchia dei vip.
THE BASTARD SONS OF DIONISO
“I wanna be sedated” dei Ramones e “Sono Bugiarda” di Caterina Caselli
Sul brano dei Ramones niente da dire, assolutamente perfetti su tutti i fronti, calza a loro a pennello, riescono a farlo moderno nonostante gli anni trascorsi dalla prima versione. L’arrangiamento sulla Caselli è meno bello, perché l’unplugged si addice più ad altre cose più soft, ma loro ci danno dentro divertendosi e scopriamo, guarda un po’, che hanno anche delle belle voci. E’la prima volta che ce ne accorgiamo. Bravi.
YURI MAGLIOLO
“Amore bello” di Claudio Baglioni e “Sunny” di Bobby Hebb, poi “Sei unica” (sua versione italiana di “Beautiful” di Christina Aguilera)
Fa una fatica boia a farsi piacere il pezzo di Baglioni e onestamente un pò si sente. Però gli va dato il merito che s’è impegnato: tutto di tecnica, zero emozione, ma l’ha fatto. Molto bello invece l’arrangiamento del brano di Bobby Hebb, perché lo azzera quasi del tutto, ma riesce a non far perdere al pezzo la sua bellezza di base. Lo canta con leggerezza e sicurezza, come si addice ad un blues. Va allo spareggio, non se lo meritava e se la cava con la sua versione del brano della Aguilera che la prima volta c’era piaciuta così così e stavolta pure. Ma rispetto all’esibizione di Noemi, non c’è paragone. Nella norma acappella. Avanza perché ormai si procede punto a punto.
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